domenica, Novembre 24, 2024

Love is in the air – Turbolenze d’amore di Alexandre Castagnetti: la recensione

Commedia francese d’alto bordo quella di Alexandre Castagnetti, che con il marchio Universal e la sceneggiatura di Vincent Angell, strizza l’occhio ad alcuni modelli americani, ma senza utilizzare il meccanismo delle coincidenze per rovesciare tutte le convenzioni sui sentimenti, rilevandone la complessità e le contraddizioni; al contrario gli amori e le turbolenze, pur suggerendo un’idea di relazione sempre in bilico sul crinale dell’emergenza, non spostano di un millimetro la cocciuta impostazione di fondo dei due personaggi principali, costruiti a partire da stereotipi ben precisi, proprio perchè il fine ultimo del film è quello di giocare con le situazioni e il formato panoramico in tutta la sua estensione, come tavolozza e colori con cui potersi divertire a disegnare intarsi, arditi passaggi spazio-temporali, movimenti più vicini alla freschezza sinfonica di un musical.

Julie (Ludivine Sagnier) artista Parigina, vola verso casa da New York trovandosi come vicino di posto l’ex fidanzato Antoine (Nicolas Bedos), è l’occasione per ripercorrere a denti stretti tutte le loro disavventure amorose e gli equivoci che hanno portato alla definitiva separazione. Lui donnaiolo impenitente, lei sognatrice impulsiva, legata fortemente alla propria identità artistica e istintivamente ad un uomo come Antoine, nella speranza che dietro quel sorriso da impostore che le piace tanto, possa svilupparsi una grande storia d’amore.

Con questi presupposti Castagnetti si gioca tutto con i passaggi di scena e l’estremizzazione dei caratteri senza interessarsi minimamente all’evoluzione dei personaggi; il gioco è quello della sfrontatezza esibita e del delirante gioco di prestigio, tant’è la prima sequenza di seduzione, è in fondo rappresentativa dello spirito del film: Antoine conduce la bella Julie in vetta alla tour Eiffel, cercando di stupirla con una serie di numeri di puro illusionismo; lo champagne che sbuca dal niente, la musica giusta al momento giusto e la torre che viene attraversata da un disegno di luci in movimento.

Con la stessa intenzione di sedurci, Castagnetti si serve dei passaggi da un setting all’altro senza soluzione di continuità, inanellando abbracci che cominciano in un luogo e finiscono tra le lenzuola oppure utilizzando i disegni del kamasutra come siparietti tra una situazione coniugale e l’altra; sin troppo lezioso forse, ma con l’idea di mettere in gioco movimento e azione come propellenti principali del film, cercando di bilanciare illusione e sabotaggio in egual misura; perchè se Antoine cerca di sistemare le cose, anche quando crede di essere nel giusto, mistificando la realtà, Julie strappa più di una volta il quadretto evidenziandone le caratteristiche posticce e distruggendo con violenza il teatro della condivisione. Quando i due proveranno a vivere come una coppia normale, le uniche azioni che riusciranno a praticare per tenere il rapporto saldo, sono veri e propri atti di crudeltà.
E se uno dei momenti in cui si metteranno a nudo con sincerità è quando equivocano un vuoto d’aria con il preludio ad un disastro aereo senza speranza, la stessa dinamica emergenziale si ripeterà nel momento in cui Julie, alla sicurezza mummificata del promesso sposo, preferirà l’emozionante incertezza che gli offre Antoine; una conclusione che nella dinamica dei rovesciamenti continui è del tutto prevedibile e forse consolatoria, ma che conferma lo scopo del film di Castagnetti, dove fermare porte che si aprono, armadi che rivelano, scale che si sfasciano e split-screen che si succedono uno dopo l’altro, è assolutamente vietato.

Redazione IE Cinema
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