Home alcinema Machete Kills di Robert Rodriguez: il giocattolo s-montato

Machete Kills di Robert Rodriguez: il giocattolo s-montato

Proliferano le stroncature “militanti” sull’ultimo film di Rodriguez; assolutamente in odor di truffa se si considera che quella stessa stampa si esaltava di fronte al primo Machete, e adesso (in un paio di casi che non citiamo per decenza) si trova a clonare ai limiti del plagio, alcune considerazioni pubblicate su questa testata in tempi non sospetti.

Cattiva coscienza a parte, ci fa piacere, vuol dire che avevamo ragione quando nel 2010 cedevamo al sonno durante la proiezione Veneziana del film. Non è troppo tardi per dormire al Cinema, attività per niente deprimente e assolutamente creativa, ed è successo di nuovo durante la proiezione di Machete Kills, vero e proprio re-maquel, operazione di maquillage neanche troppo nascosta sul corpo di un cinema accordatissimo e sempre uguale a se stesso.

Rodriguez riprende in mano il giocattolo, lo smonta e lo rimonta all’infinito e non rinuncia a nessuna delle strizzatine d’occhio di cui si parlava nella recensione già citata, individuando nella “museificazione”, e vorremmo aggiungere nell’imbalsamazione,  quel processo di annichilimento della vita che in fondo anche nel nostro paese ha avuto il solo merito (?) durante questi anni di creare una finta, fintissima movimentazione (neanche un business) che va dall’insopportabile invadenza virale di Frusciante, fino alle scuole di cinema che depauperano i risparmi di giovani volenterosi e insegnano loro a replicare stagioni del cinema morte e sepolte, in una pantomina che è semplicemente l’aggiornamento addomesticato delle produzioni approntate per qualche matrimonio di lusso. La parodia di questa immensa tristezza apolitica (o da anti-politica del Cinema) è già tutta dentro Diary of the Dead di Romero (ne parlava Gioffredi qui); Rodriguez ha paura dei buchi neri e delle slabbrature del cinema seriale, significherebbe abbandonarsi ad una vitale riconfigurazione del punto di vista, appiattita in questo caso da un cinema di corpi intrappolati. Ed è un peccato, perchè quel passaggio di maschere,  veicoli, armi che transita da un corpo all’altro in Machete Kills poteva essere l’occasione per inventarsi altre forme creative della proliferazione; al contrario le tessere sono quelle di un ravensburger under 10, vengono collocate al posto giusto; Mel Gibson torna a bordo di una versione blindata della sua V8 Interceptor, il transito gender di Lady Gaga non graffia, non più delle unghie dell’ottima Melina Matsoukas e dei suoi notevoli videoclip,  e il corpo selvatico di Amber Heard viene sotto-utilizzato in uno sbiadito catfight senza sesso. In fondo, questo di Rodriguez, è un noiosissimo film clericale; una litania che replica le formule di un vecchio culto senza più anima, passione, forza, follia irrazionale della fede.

 

 

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