Spampoetries, ovvero della fertilità del non produrre niente
Io non abito + qui, non so dove ora precisamente, il mio è solo un luogo mentale ormai, viaggio con la mente spesso, quasi sempre, verso l’altrove dell’altrove dopo essermi arreso ai viaggi defatiganti de la jeunesse, abito nei non-luoghi dello spirito, nelle brume dell’alba, nel rosso fuoco del cielo, nel mare che è il mio Louvre portatile, nella fantasia, l’imagination au pouvoir, vado sempre più verso l’autismo, verso l’assenza di pensiero, verso il silenzio, verso la campagna, verso l’isolamento, unica conditio sine qua non si entra irrimediabilmente nella malattia cancerogena della città sovraffollata e indifferente a tutti e a tutto, a me piacciono le cose semplici e buone e l’armonia.anche sociale se possibile, improcrastinabile ormai!
[spam poetry] settembre
Ora è il momento della poesia
Quelle sensazioni che mi attraversano strane
Una sospensione leggera
une angoisse subtile et incroyablement bien dosée
appunti piccoli e rapidi alla Bombard
naufragé volontaire
pesci volanti i pensieri
la sete quella di sempre
astratto
distratto
la gioia di settembre
che mi fa gustare tutto come qualcosa di speciale
i fichi l’uva
e l’aria così trasparente
(Mario Pischedda)
Pare che la parola “spam” tragga le sue origini da uno sketch dei Monty Python ambientato in un ristorante in cui un cameriere insistente continuava ad offrire ai clienti dei piatti allo Spam (uova e spam, uova pancetta e spam, salsicce e spam), una marca di carne in scatola che in quel periodo aveva invaso i canali di comunicazione. Mario Pischedda si è probabilmente chiesto cosa sarebbe successo se avesse applicato questa tecnica pubblicitaria alla poesia: il risultato si può osservare in un suo libro uscito da qualche mese e intitolato programmaticamente Spampoetries, una serie di testi che, oserei dire, creano una nuova tendenza (ma anche una via di uscita) della poesia: lo spamming poetico, in soldoni, poesia non desiderata.
Niente di nuovo, si dirà… Ci voleva un poeta per dirci che la poesia è indesiderata? Chi ne vuole più di poesie? A che servono? E i poeti poi, si sa, sono noiosi e inutili.
No, inutili forse no, semmai fastidiosi ecco, come lo spam, appunto. E siccome nessuno vuole più sentire parlare di poesia, l’unico modo per diffonderla rimane lo spamming, fartela leggere per forza. Ma perché la poesia non è più benvoluta? È forse dannosa? Possibile, anzi quasi certo. Chi lo vuole più un altro Pier Paolo Pasolini a scassarci gli zebedei con le sue lucide, agghiaccianti e naturalmente poetiche letture della realtà contemporanea (di allora e di adesso) e che per di più si va a fare ammazzare come un cane sul ciglio di una strada di periferia (è colpa sua, no? che ci faceva lì? se stava a casina sua tranquillo, come le persone perbene…). Eh sì, il poeta è il grillo parlante che svela la bugie della società: l’ha sempre fatto, anche suo malgrado. E allora di questi tempi buietti eppur illuminati da schermi fiammeggianti, la cosa migliore è ignorare. Ci vuole poco a far finta che la poesia non esista: i poeti sono tutta gente un po’ strana che sproloquia in modo poco intelligibile.
Mario Pischedda è un poeta che resiste, consapevole della propria resistibilità, a questa eclissi sociale. Resiste con un libretto di un gusto superiore, formale e contenutistico: spamma testi multilingue (molto spagnolo, italiano, un po’ di francese, latino, poco inglese…) su obsoleto materiale cartaceo anziché digitale, testi arricchiti da inserzioni spurie, richiami, note a margine, musica di sottofondo, date, citazioni… quasi testi multimediali su carta.
Basta però concentrarsi un attimo, veramente quel poco che la poesia solitamente richiede, per entrare nel senso delle parole, anche quelle straniere, e si può rimanere vittime dello spam o meglio, in questo caso, della sua evoluzione e conseguenza ovvero il phishing: allora basta cliccare quasi inavvertitamente su un immaginario link per cominciare a viaggiare con la mente e a entrare in una dimensione diversa da quella in cui siamo normalmente immersi, insomma in poche parole, oh my god, a pensare!
“Ho questa fertilità nel non produrre niente” dice Pischedda negando tutto quello che ho scritto finora. Ecco riaffermata l’inutilità del poeta, che umilmente si abbassa al livello del reale assimilandosi ad esso: nell’inutilità del tutto perché non spargere nel nulla dell’inutile poesia? Ah che bello! La fertilità della non produzione! Lo sberleffo alla società del “produci consuma crepa”! Non fare niente, ma farne un sacco!
Spampoetries di MarioPischeddainmovement è pubblicato dall’eroica Gallizio Editore in Alba; è un libro no copyright e senza prezzo di copertina.
diventa fan di mariopischeddainmovement, tienilo d’occhio costa ancora poco!
http://www.youtube.com/watch?v=tellzpEmi9k
costo ancora poco e non sono ancora morto, arte di john doing
Mario Pischedda su Web
Mario Pischedda su il canocchiale.it
Mariopischeddainmovement
Non letture
lessico improvvisato, un manifesto della multimediocrità; Mariopischeddainmovement su IE
Vincenzo Sparagna e la multimediocrità, intervento su IE
Una rassegna stampa di Spampoetries
Mario PIXEL Pischedda su Youtube
Mario Pischedda, spamgallery
(selezione di più di un anno di spam nella casella di indie-eye)