Sempre in bilico tra la Francia profonda e l’America suburbana, tra la dimensione astratta e quella artigianale, Gondry torna con un piccolo film la cui confezione può ingannare. Una buona notizia per chi lo ama, meno buona per i fan del genere adolescenziale on the road.
La trama è semplice: allo scoccare delle vacanze estive i due quattordicenni Daniel (Ange Dargent) e Théo (Théophile Baquet), detti Microbo e Gasolina, decidono di mollare Versailles dirigendosi verso i monti della Borgogna all’interno di una sgangherata vettura fatta in garage che sembra una casetta – per eludere i controlli della polizia stradale. Come nel documentario “La spina nel cuore” (2009), lo spunto è autobiografico. Microbo, col suo talento per il disegno e la testa tra le nuvole, è Gondry. Gasolina nasce da un mix di vecchi amici di scuola dello sceneggiatore e regista.
Pensato come un progetto più raccolto tra l’adattamento vianiano de “La schiuma dei giorni” (2013) e l’annunciato (per ora fermo) “Ubik” da Philip Dick, Microbo e Gasolina è quanto di più vicino al lavoro documentaristico di Gondry sia per budget, sia per temi. Tra le pieghe della sinossi si annida una sceneggiatura molto meno «tonda» dei classici film per ragazzi, con ellissi, sottotrame abbandonate e un finale (triste) con tanto di colpo di genio narrativo all’ultimissimo minuto. Chi si aspetta un film di cassetta YA resterà deluso.
Chi invece ha nel cuore “Eternal Sunshine of the Spotless Mind” o “Be Kind Rewind” ritroverà l’orgoglio analogico tipico di Gondry, il suo cinema al contempo cerebrale ed emotivo, il suo tentativo di inscenare l’inscenabile, come i sogni o i film hollywoodiani rigirati di sana pianta a colpi di bric-à-brac. L’unico effetto speciale è la riproduzione all’indietro, usata per un paio di scene. E il vero trucco, verrebbe da dire, è la magia della paccottiglia riutilizzata per creare nuovi oggetti. Marchingegni degni di Jean Tinguely. Macchine celibi.
Malgrado una rapida parentesi politica sui rom e una frecciata tra le righe al militarismo, Microbo e Gasolina resta un film volutamente piccolo e tenue, senza scene madri, il cui motore sono gli sprazzi fulminei, spontanei, prelevati dalla quotidianità. A volte dissonanti come la colonna sonora di Jean-Claude Vannier.
Quello di Gondry si conferma un cinema «saggistico» travestito via via da commedia rosa, da boutade, da birbonata tra ragazzini. Come dimostra il documentario dedicato a Chomsky, l’obiettivo della sua indagine è il funzionamento del cervello umano.