Vinko Moderndorfer con Landscape n. 2 sviluppa un’idea suggestiva; quella di indagare gli orrori che hanno colpito la storia della Slovenia attraverso una metastasi delle false verità accumulate dai poteri che l’hanno dilaniata. Due ladri rubano un dipinto dalla casa di un vecchio generale per ricavarci qualche soldo, il più giovane dei due, quello che della società post-comunista vive una memoria senza più corpi e idee, si appropria di un documento che racconta qualcosa (ma non sappiamo esattamente cosa) sull’eccidio dei collaborazionisti nazisti giustiziati nelle fosse comuni. Il film procede da questo rimosso riallocando i meccanismi della detection per mettere in piedi un simulacro noir che resucita la presenza minacciosa della chiesa e quella di un regime che non ha ne volto ne identitä se non la forza ultra-corporea della morte. Moderndorfer scompone il testo come un saggio di cinema politico e inanella immagini di repertorio, televisori sintonizzati sul ritrovamento di un brandello di orrore storico, il potere ambiguo della Chiesa, il volto grottesco di un comunismo ridotto all’immagine di un vecchio con il catetere, una lotta tra vittime e carnefici in un landscape di morti vivi; e un protagonista stolido, incosciente, senza memoria, che assume il ruolo sin troppo simbolico di vittima ereditaria. Funzione dell’immagine ridotta a grimaldello di una tesi che allude a un solo, brevissimo, momento di cinema quando dissolve tra le luci cimiteriali delle fosse comuni e sembra finalmente raccontare una storia di fantasmi.