È Alberto Manguel, lo scrittore e traduttore argentino, ad aprire il dialogo: «Caro Alessandro, io ti ho letto, ma non ti “ho visto”. Ti piacciono gli adattamenti cinematografici dei tuoi libri?»
Baricco: «Difficile dirlo. È un po’ come quando da adolescente gli amici ti chiedono se tua sorella è carina e tu non sai rispondere. Vedere le mie storie che diventano altro mi fa rendere conto della loro potenza, è la vita che accade. Comunque mi piace che mi rubino la storia, non ho paura della mano che la prende. Le mie parole migrano dal mio mondo a quello del regista.»
Manguel: «Il tuo mondo che viene ripreso da un tuo lettore è affascinante. Non con tutti i testi è possibile farlo, ci sono opere intoccabili come ad esempio La Divina Commedia, ci ha provato Peter Greenaway ma ha fallito. È difficile mettere in scena cinematograficamente la poesia. Se dovessi realizzare un film da un libro non tuo quale sceglieresti?»
Baricco: «Sicuramente non un racconto che ho amato in modo particolare, non ne avrei la freddezza ed il distacco necessari. Probabilmente sceglierei Conrad perché non amo particolarmente il suo modo di scrivere, pur trovandolo un grande narratore. Per alcuni suoi personaggi ti viene già in mente il casting e i suoi plot sono ben costruiti. Ci sono alcuni autori che non toccherei mai perché la loro potenza visiva è già di per se fortissima come Flaubert. Conrad invece è pieno di elementi che puoi sviluppare; penso ad Apocalypse Now. Quando lo guardi vedi solo il film e ti dimentichi di Cuore di tenebra.»
Manguel: «Ci sono però eccellenti film tratti da libri altrettanto belli che sono abbastanza complementari, come Sconosciuti in treno di Hitchcock, tratto dal romanzo di Patricia Highsmith, che rappresenta, a mio avviso una transizione perfetta. Tu riconosci i tuoi libri nei film che ne sono stati realizzati?»
Baricco: «No, è un’altra cosa. Per esempio in Novecento non c’è una donna, ma per il film di Tornatore era necessaria, ci voleva una nota più romantica. La logica, forse un po’ commerciale dei cineasti che si approcciano alle opere letterarie mi fa pensare ai riadattamenti fatti nell’Ottocento per l’opera, al materiale letterario nelle mani di qualcuno che ha una differente visione. Non sono mai offeso dalla logica produttiva del cinema, semmai è un brutto film che mi offende. Noi scrittori abbiamo maggiore libertà nel nostro lavoro rispetto ai cineasti ed è curioso constatare come un dettaglio apparentemente poco importante in un racconto diventi elemento dominante in un film, come succede in Full Metal Jacket per esempio: i soldati che cantano la canzone di Topolino, nel libro sono tre righe che nel film diventano uno dei momenti chiave del racconto.»
Nella seconda parte della serata la lettura del I e III Canto de La Divina Commedia recitata da Alba Rorwacher e Ralph Fiennes è stata introdotta da Stefania Ippoliti, Ernesto Ferrero (direttore della Fiera del Libro di Torino e giurato del premio) e dall’Assessore Da Empoli che, ringraziando Beatrice Von Rezzori, presente alla serata ha spiegato: «Il Premio Vallombrosa è un riconoscimento di grande prestigio perché valorizza lo scambio culturale in una città come Firenze. Ci auspichiamo che eventi come questo possano riportare la nostra città al suo ruolo storico di importante centro editoriale; una città, Firenze, che fu scelta da Dostoevskij per completare la stesura de L’Idiota e nella quale Lawrence poté pubblicare L’amante di Lady Chatterly sfuggendo alla censura.»
È Beatrice von Rezzori a spiegare meglio gli obbiettivi e le finalità del riconoscimento così come era stato concepito da suo marito Gregor: «Un premio alla letteratura straniera e alla sua tradizione. Io e mio marito abbiamo ospitato nella nostra casa più di 140 autori, tra i quali anche Bruce Chatwin. Il mio ringraziamento va a tutte le istituzioni che hanno collaborato come la Provincia, la Regione e il Comune e in particolare a Matteo Renzi che ha fortemente supportato questa iniziativa e che presiederà la premiazione in Palazzo Vecchio.»
Ha seguito l’ingresso sul palco dell’Odeon di Ralph Fiennes e Alba Rorwacher; l’attore inglese due volte candidato al premio Oscar ha letto il primo e il terzo Canto, nella traduzione del Premio Nobel Seamus Heaney, mentre la protagonista de Il papà di Giovanna ha letto gli originali.
Elegante, sobria e partecipata la lettura di Finnes, un attore versatile che ha spaziato nella sua carriera tra ruoli da eroe romantico (Il paziente inglese, La contessa bianca) a quelli da villain (Schindler’s List e la saga di Harry Potter); le sue pause sono da consumato attore shakespeariano e la sua commozione sincera. La vera sorpresa però è la lettura di Alba Rorwacher; l’attrice che già ha dato prova di grande talento al cinema si rivela formidabile come interprete della Commedia: il suo aspetto androgino conferisce alla sua lettura un fascino particolare, la sua voce alza e abbassa i toni magistralmente mentre Ralph Finnes la osserva ammirato. In una serata che celebra l’incontro culturale due diverse scuole attoriali si sono magistralmente incontrate.