domenica, Dicembre 22, 2024

Provetta d’amore di Jay Chandrasekhar: la recensione

Prima che si tuffasse nuovamente nelle produzioni televisive, Jay Chandrasekhar, membro del collettivo Broken Lizard (Super Troopers, Club Dread, Beerfest) dirige nel 2012 “The Babymakers”, uscita tardiva dell’estate cinematografica nostrale con il titolo di “Provetta D’amore”, e commedia tra le più stroncate di quell’anno negli States. Primo film del regista nato a Chicago girato senza la truppa Broken Lizard, conserva un membro della squadra come Kevin Heffernan in qualità di attore nella parte di Wade, e gli altri tre (Lemme, Soter e Stolhanske) tra i produttori esecutivi insieme al prolifico Jason Blum, mentre per la sceneggiatura si serve della coppia Gaulke / Swallow già insieme per commedie come “Black Knight” e “Say It Isn’t So” e il secondo episodio de “L’era Glaciale”.

La differenza con alcuni titoli precedenti della filmografia di Chandrasekhar è nel tentativo di stemperare la rutilante scorrettezza di fondo delle sue produzioni con una maggiore attenzione ai sentimenti di ascendenza Apatowiana, ma al di là del nuovo corso, gli unici momenti di “Provetta d’amore” che sembrano davvero funzionare sono proprio quelli più vicini all’anarchia deficiente dei Broken Lizard, ovvero quando il nonsense delirante supera la costruzione “più umana” della gag e il tentativo di normalizzazione del plot, scelta consapevole di Jay Chandrasekhar come ha dichiarato in numerose interviste, ma che sfortunatamente in questo caso finisce per togliere molto alla forza improvvisativa del suo cinema.

Paul Schneider e Olivia Munn sono Tommy e Audrey, una coppia sposata vicina al terzo anno di matrimonio e decisa ad avere un figlio. Dopo un mese di tentativi non andati a buon fine, che Chandrasekhar filma con una voluta mancanza di leggerezza, decideranno di rivolgersi ad uno specialista che diagnosticherà a Tommy un problema di infertilità; un responso che l’uomo non accetta, considerato che ai tempi del fidanzamento con Audrey, per comprarle l’anello, si era prestato a ripetute donazioni presso una banca del seme. E saranno proprio quelle provette, di cui sembra esserne rimasta solamente una, l’unica occasione per fecondare la moglie con il proprio sperma. Dopo aver messo insieme una banda di balordi e chiesto il supporto ad uno sgangherato criminale di origini Pakistane (interpretato dallo stesso Chandrasekhar) improvviserà una rapina alla banca del seme per riprendersi quello che è suo.

Se allora il tentativo di Jay Chandrasekhar sembra quello di imbastire una strana ricognizione a-morale sul senso di appartenenza, sui processi identitari e sull’unità famigliare, disseminando il film di elementi narrativi che alludono a fidanzate scambiate e una promiscuità guascona che evidentemente faceva parte del passato di molti personaggi, il cinema distruttivo del regista di origini Indiane è l’unico che sembra premere dai margini di una “commedia umana” che stenta a decollare proprio da quel punto di vista.

Diventano allora paradossalmente vive e illuminanti le sequenze fuori da ogni logica sentimentale come per esempio i tentativi di Tommy di riempire il contenitore delle analisi con il suo sperma coronati dalla visione di due meloni (nel senso delle cucurbitacee) sulla copertina di una rivista, che gli fanno più effetto di un porno o delle foto scollacciate della ex fidanzata, oppure tutta la lunga sequenza della rapina che torna ai “fasti” delle produzioni con i compari Broken Lizard nel delirante meccanismo causa-effetto delle situazioni, incluso l’ingresso improvviso nella limousine di due sposi novelli, con la provetta ricolma di seme ficcata nel cestello del ghiaccio pronto per lo champagne.

La sensazione è quindi quella di un film indeciso, che cerca di fare i conti con altre forme della commedia americana (Farrelly, Apatow, Luketic ma anche il format Meet the Fockers di Jay Roach) e che perde la strada proprio nel tentativo di stemperare quello che Chandrasekhar sa fare meglio di ogni altra cosa: casino.

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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