The Loved Ones di Sean Byrne si guadagna il Cadillac Peoples Choice Award nella sezione Midnight Madness del Toronto Film Festival, fa una fugace apparizione al Torino film festival e incendia i cuori dei soliti blogger dell’orrore inclini a gridare al capolavoro per qualsiasi piccolo slittamento soggettivo del desiderio.
Poco male, è lo stesso Byrne che non riesce ad evitare alcuni luoghi affettivi e in più di un’occasione si trova ad enumerarli da buon otaku, da Carrie alla tradizione delle Prom Nights grondanti sangue fino alla claustrofobia di Evil Dead e al rovesciamento del percorso di formazione in stile Footlose, The Loved Ones innesta queste piccole derive sulla solita, marcia carcassa famigliare di ispirazione Hooperiana.
Una collezione di vesti logore certamente, ma che a un certo punto vengono letteralmente stracciate scavando segni e ferite di un bizzarro e violentissimo walkabout rituale; è come se lo spleen progettato a tavolino da Sofia Coppola nel suo The Virgin Suicides venisse scardinato dall’interno mostrando il rovescio della palpebra.
Byrne non risparmia martirio e crocifissione ai corpi coinvolti, e lo fa con un’acuta penetrazione nella psiche adolescenziale che si fa segno, carne, sangue come nei migliori film degli anni ’80. E se non convince del tutto quando la differenza temporale diventa un vero e proprio schermo tra i modelli e il suo sguardo, è assolutamente sorprendente la capacità di sviluppare una drammaturgia dello spazio che assimila il percorso di un riconoscimento affettivo ad una strisciante via crucis.