venerdì, Novembre 22, 2024

Red Joan di Trevor Nunn: la recensione

Judy Dench è sublime con le sue giunture traballanti e i suoi pensieri dolorosi quando strappata alla sua vita in periferia viene accusata di spionaggio e portata in una piccola stanza asettica per essere interrogata. Ecco un buon incipit per un film che si prefigura come un appassionante thriller ma si sbriciola in lunghi flashback, lasciando che questa meravigliosa, fragile e riservata signora resti solo una spettatrice della sua stessa vita.

La storia si appresta a diventare una letargica narrazione intrisa di romanticismo, perché la giovane Joan, interpretata da Sophie Cookson, pudica e brillante studentessa di Cambridge, perde ogni forza e credibilità quando risulta una pedina nelle mani di Leo, Tom Hughes, un sapiente manipolatore che additandola con l’appellativo di piccola compagna, la adula per servire l’unica causa che gli interessa.

Quando inizia la guerra, Joan viene reclutata per unirsi a una squadra segreta del governo, lo scopo è decifrare il codice atomico, lavora per Max, uno scienziato sposato che lentamente si innamora di lei. Intrappolata in qualcosa che non capisce del tutto, Joan è sopraffatta e quando incontra di nuovo Sonya e Leo, compagni di università, questi approfittano della sua incertezza e dei suoi sentimenti chiedendole di collaborare per ottenere informazioni riservate.

Red Joan è basato sulla vita di Melita Norwood, una donna indipendente che nel 1936, quando il Partito Laburista si divise, si unì al Partito Comunista e dall’anno seguente accettò di fare la spia per la Russia. Non era l’amore a renderla vulnerabile, erano l’idea di giustizia sociale e la possibilità di un nuovo sistema politico ad averla convinta, Melita non era riluttante, era entusiasta. Non c’è niente in questo film che si basi sulla verità, ma il problema non è certo questo. Red Joan è più interessato agli intrecci amorosi della protagonista come giovane donna che alla tensione e all’energia che servono a un racconto di spionaggio.

Trevor Nunn, il regista, realizza un lungometraggio sbiadito, in cui presente e passato sembrano andare lungo due binari diversi, l’interrogatorio, sfiancante, a cui il personaggio interpretato da Judy Dench è sottoposto, oltre a diventare una trama di contorno si slega completamente dal resto, come facesse parte di una altra pellicola.
Se la sceneggiatura di Lindsay Shapero segue una serie di stereotipi per delineare la figura della spia riducendo i problemi di Joan alle sue relazioni, dimenticando di dare complessità e profondità alla sua protagonista giovane, la ricostruzione e le atmosfere del passato sono perfette con l’imponente università di Cambridge, i fervidi incontri politici di allora e il laboratorio di ricerca in cui Joan impara e apprende i segreti della fisica.
Red Joan potrebbe averci consegnato la spia più noiosa nella storia del cinema.

Francesca Fazioli
Francesca Fazioli
Laureata nelle discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo, ha frequentato un Master in Critica Giornalistica all'Accademia d'arte drammatica Silvio D'Amico e una serie di laboratori tra cui quello di scrittura cinematografica tenuto da Francesco Niccolini e Giampaolo Simi. Oltre che con indie-eye ha collaborato e/o collabora scrivendo di Cinema e Spettacolo per le riviste Fox Life, Zero Edizioni, OUTsiders Webzine

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