Rock The Kasbah gioca in maniera bizzarra tra i piani narrativi, intessendo i fili di una commedia legata all’umorismo più verace insieme alla patina leggera di un dramma che volge lo sguardo alla realtà storica. L’indole nonsense offre lo spazio necessario alla dicotomia stereotipata Oriente/Occidente, mentre una velata malinconia si inserisce lentamente a disturbare l’involucro comico generando così un intreccio sempre diverso di variazioni stilistiche e uno sviluppo di trame e sotto-trame in continuo divenire.
Il viaggio inverosimile in Afghanistan di Richie Lanz (Bill Murray), manager sull’orlo del fallimento, si carica di significati alterni, tra la critica aspra e sarcastica nei confronti del mondo dell’industria musicale e l’immagine della guerra sullo sfondo, osservata da una prospettiva altra e paradossale.
La musica dal canto suo, che sin dal titolo s’ispira alla celebre canzone dei Clash, assume un ruolo fondante, assolvendo ad una funzione irriverente non tanto per le scelte sonore, ma propio nella struttura delle stesse gag disseminate all’interno del film che conservano rimandi ben evidenti a un universo musicale reale vissuto con gli occhi di un insider (Mitch Glazer ancor prima di entrare nel magico mondo di Hollywood si è occupato di giornalismo musicale scrivendo per Crawdaddy! e Rolling Stone n.d.a.).
Il tutto ruota attorno alla figura del mattatore Bill Murray qui impegnato in uno dei suoi ruoli meno convincenti, ma con la consueta capacità di alternare la verve comica e travolgente a quella fragilità disincantata che arricchisce lo spessore delle sue interpretazioni. Nel cast si alternano personalità e caratterizzazioni multiformi: la cantante dalle grandi speranze impersonata da Zooey Deschanel; Kate Hudson nel ruolo di una cortigiana dai connotati meno fragili rispetto al passato da groupie di Almost Famous, il mercenario carico di violenza spaesata e inconsistente interpretato da Bruce Willis fino alla figura di Salima (Leem Lubany), vero contraltare di Richie Lanz, una teenager Pashtun con il sogno di diventare la prima donna a varcare le scene di Afghan Star, versione locale della famosa trasmissione televisiva American Idol.
Rock The Kasbah forse pecca di alcune incongruenze a livello di sceneggiatura, spesso fuori fuoco, ma conserva un certo fascino caleidoscopico capace di ibridare più generi mantenendo saldo il timone sulla rotta dell’ironia. L’assurda e caotica illogicità che sta alla base del film dischiude la percezione di una realtà distorta concepibile solo attraverso l’improvvisazione, mentre la visione fluttuante di un mondo incomprensibile e pieno di contraddizioni ci restituisce l’immagine di un passato mitico e nostalgico che fa i conti con la contemporaneità.