martedì, Novembre 5, 2024

Ryuichi Sakamoto: Coda – il documentario di Stephen Schible che tocca le corde dell’anima

Giappone, Fukushima. Lo tsunami del 2011 rade al suolo l’area settentrionale del Giappone danneggiando gravemente la centrale nucleare della città. Quasi nulla è riuscito a salvarsi. Tra le macerie però, un oggetto particolare è rimasto intatto: un pianoforte a coda. Per il protagonista del documentario -il compositore Ryuichi Sakamoto – il pianoforte acquista un valore simbolico notevole, diventa la materializzazione del suo modo di concepire ed interpretare la musica.

Per creare questo pianoforte, sono state impiegate diverse tavole di legno. Sono state sovrapposte e pressate in una forma per sei mesi. La natura viene rimodellata in una forma. La materia presa dalla natura è modellata dall’industria umana […]. La natura viene forzata in una forma. È interessante notare come il pianoforte necessiti di essere accordato. Noi umani diciamo che lo strumento è “stonato”, ma non è del tutto corretto. È la materia che combatte per tornare allo stato naturale. Lo tsunami, in un momento, diventa la forza del ripristino. Il pianoforte dello tsunami è stato accordato dalla natura e adesso, per me, ha un’ottima sonorità. In poche parole il pianoforte è accordato a forza per essere gradevole alle nostre orecchie, ai nostri ideali. Una condizione che per noi umani risulta naturale, ma dalla prospettiva della natura è un procedimento del tutto innaturale e credo che dentro di me, da qualche parte, ci sia una forte ripugnanza per tutto ciò.” (Ryuichi Sakamoto, in Ryuichi Sakamoto: Coda, 2017)

Così, il celebre musicista giapponese, autore di numerose colonne sonore realizzate per titoli di fama internazionale (The Revenant di Inarritu, L’ultimo imperatore di Bertolucci e Furyo di Oshima per citarne solo alcune) ci spiega indirettamente la sua musica. Un pensiero che si riflette nelle sue composizioni ispirate da suoni puri ed incontaminati della natura. “Non esiste alcuna differenza tra i suoni naturali e la musica”, spiega il maestro. “La natura è essa stessa una composizione”.

Così attraverso diversi processi e continue sperimentazioni, il compositore giapponese cerca di avvicinarsi sempre di più ad un nuovo tipo di musica esplorando suoni relativamente nuovi per l’orecchio. Costantemente alla ricerca di nuove forme sonore, Sakamoto sperimenta a cominciare dagli oggetti più comuni fino agli elementi primari come lo scorrere dell’acqua.

Gli elementi naturali e gli oggetti tuttavia, non sono l’unica fonte di ispirazione per l’autore. L’attivismo politico è una tematica ricorrente nelle sue composizioni. Il musicista è infatti un importante testimonial per il movimento contro la lotta al nucleare in Giappone, cosi come per il movimento antibellico del paese, tematiche che affronta e sviluppa nelle sue stesse composizioni.

Cosi come la musica del compositore nasce da suoni naturali e vicissitudini politiche, in buona parte nasce anche dalla sua vita privata, in particolar modo dalla convivenza con la malattia che lo ha colto diversi anni fa, senza però allontanarlo dal mondo per cui sembra aver dato tutto: il mondo della musica.

Il documentario firmato Stephen Noruma Shible è estremamente elegante e sensibile. Accompagnato da una splendida cura per l’immagine riesce a seguire in maniera ravvicinata, senza osare alcun tipo di interferenza,  il musicista durante i numerosi processi creativi, riuscendo a coglierne i momenti di genialità.
Insomma, un documentario toccante per la sua semplicità estremamente profonda, in grado di farci scoprire (o riscoprire) un nuovo modo di ascoltare il mondo in cui viviamo.

Marcello Becca
Marcello Becca
Marcello Stefano Becca è laureato in scienze della comunicazione preso l’Università di Bologna, dove studia attualmente il corso di laurea magistrale in comunicazione pubblica e d’impresa. Appassionato di cinema e fotografia, produce cortometraggi

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