venerdì, Novembre 15, 2024

#ScrivimiAncora di Christian Ditter: la recensione

È questione di tempo la relazione tra Rosie e Alex, amici d’infanzia legati da un profondo affetto, negano a se stessi la reale sostanza dei propri sentimenti, evitando le occasioni, ritardando la condivisione di un istante e arrivando a dirottarsi reciprocamente tra le braccia di altri. Fosse stata diretta da Richard Curtis, ‘love,Rosie‘, avrebbe potuto mantenere l’equilibrio precario di una commedia umana fatta di scarti, parole mai dette, sospensioni tra desiderio e rimpianto. Ed effettivamente Christian Ditter saccheggia l’autore britannico anche nell’ambientazione, scegliendo un’allure tutta londinese calata per le strade di Dublino, in una co-produzione tra Germania e Inghilterra, con tutti i difetti del prodotto da esportazione, imitativo e superficiale e che non riesce a sfiorare la leggerezza filosofica dei modelli.

Affidato per tutta la durata ad una colonna sonora ruffiana che sottolinea qualsiasi momento senza un attimo di tregua, inclusa una scena di parto con il commento di Push It! classico Hip Hop delle Salt-n-Pepa, il film di Ditter tenta più volte la strada di una scorrettezza politica poco credibile e che non riesce a superare il confine della gag.

Dell’onesta scrittura escapista di Cecelia Ahern rimane ben poco, semplicemente perchè l’autrice di P.S. I love you, che nello stesso anno scriveva Where Rainbows End (Scrivimi ancora, nell’edizione italiana), nei suoi piccoli romanzi legati al conflitto tra l’irrealtà del passato e la ricerca di un istante magico, individua i volti, i gesti, la vita comune di personaggi che ama, semplicemente, come persone.

Se si esclude un inizio folgorante, con Rosie al tappeto dopo una serie di shottini a ripetizione, mentre il dancefloor impazzisce fuori fuoco sullo sfondo, raramente Ditter riesce a mantenere una vicinanza così fisica ai suoi personaggi, congelati in una serie di tipizzazioni ad effetto, emotivamente poco credibili, come nella sequenza dove la ragazza vomita dentro la borsetta dopo aver ascoltato l’amato che fa godere la rivale in amore al piano di sopra.

Ditter cerca il ritmo ad ogni costo, ma non riesce ad uscire dall’ingranaggio di un dispositivo convenzionale, tutto regolato dal contatto tra le immagini, quasi mai nell’immagine stessa.

Mentre la scelta di lasciare Rosie e Alex sempreverdi, quando tutto intorno a loro invecchia e cresce, potrebbe sembrare una trovata intelligente per raccontare l’essenza dei loro cuori, a meno che non si tratti di un’involontaria svista, l’unica che rimane davvero viva ed esplosiva in questo pasticcio, è Lily Collins, corpo adattissimo ad una sophisticated comedy, per capacità espressive e forza emotiva, tra candore e un naturale retrogusto perverso.

Redazione IE Cinema
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