20ma Settimana Internazionale della Critica, come consueto e importante interstizio dello sguardo sul palinsesto ufficiale della Mostra del Cinema di Venezia. La selezione operata da Francesco di Pace, insieme ai selezionatori Adriano De Grandis, Marco Lombardi e Silvana Silvestri si è orientata verso sette opere prime, almeno sulla carta, decisamente sorprendenti. Limiti e ricostruzioni (im)possibili della memoria. Storica, visiva, cinematografica, politica. Nomadismo e immagine apolide nel lungometraggio d’esordio del fotografo Perry Odgen, Pavee Lackeen, su una comunità di Travellers Irlandesi. Nel film del cinese Wang Baomin, Kuihua duoduo, il cantante folk Yang Yi e la sua musica materializzano fantasmi di una storia dolorosa, fatta di segni e luce, in un piccolo paese della mongolia. Jesús-Mario Lozano, messicano, classe 1971, dirige Asì, ovvero 32 secondi nella vita di un ragazzo, la sua stanza, per 32 secondi, congelata ogni giorno alla stessa ora; un film in controtendenza con la filmografia Messicana dominante, come indicato nelle schede di approfondimento; come il lungometraggio di Ali Mohammad Ghasemi, Yadasht bar zamin, assolutamente eccentrico rispetto alla tradizione del cinema Iraniano, dove a un plot potente e politico è appiccicata una forma che passa all’intreccio di segni complessi come quelli del cinema di Paradžanov, alla citazioni di classici del genere americano, fino all’ipnotismo ossessivo del Sam Raimi Horror; nel film, il bimbo di una coppia nasce già morto. Il marito, dopo aver supplicato Dio di offrirgli una spiegazione per tanto dolore, decide di uccidere tutti i bambini che trova, per sottrarli al dolore e alla volgarità della vita. Opera prima di memorie, immagini e oggetti che si sfiorano e che toccano i margini della memoria è quella dell’attore francese Eric Caravaca che esordisce alla regia con Le passager, definito film “…. raro e sensibile, [che] si propone come un atto di fede nella capacità delle immagini di contenere lo spirito del tempo presente e elaborare in trasparenza le lontane pulsioni del passato”. Strano mix tra le tracce dell’Hard Boiled e il teen movie lo statunitense Brick, diretto da Rian Johnson; tra rispetto del clichè e straniamento ossessivo, con il volto del bravissimo Joseph Gordon-Levitt e la musica di Nathan Johnson e il progetto Cinematic Underground. Mater Natura del napoletano Massimo Andrei, affronta il transgender in modo non banale e con una molteplicità di registri che se in prima istanza fanno pensare agli esordi di Pappi Corsicato, attingono in realtà alla tradizione del cinema napoletano d’annata, tra commedia e sceneggiata. Evento speciale della 20ma Settimana Internazionale della Critica, Belzec, dell’apolide francese Guillaume Moscovitz; è un film sul vuoto visivo e sulla cancellazione della memoria, sull’assenza delle immagini e dei segni, sulla ricerca di uno sguardo sugli orrori del lager Nazista di Belzec, in Polonia, dove nel 1942, da marzo a dicembre, vennero eliminati circa 600.000 ebrei. Di Belzec vengono cancellate tracce, viene smantellato ogni elemento materiale; Moscovitz cerca quelle tracce nei volti segnati dall’orrore, nei segni, nell’apparente calma del paesaggio contemporaneo. 1943; è l’anno di Giacomo L’idealista, esordio, in un altro tempo, di Alberto Lattuada; anzi, più esordi contemporanei (l’operatore Carlo Nebiolo, il produttore Carlo Ponti); film omaggio al grande regista che sigilla la proposta della Settimana della Critica per Venezia 2005.