giovedì, Novembre 21, 2024

The Houses We Were di Arianna Lodeserto, Lucca Film Festival 2019: Concorso Cortometraggi

Impariamo a leggere nella città la sopraffazione borghese. Non un solo mattone è stato posto pensandoti

Il nostro passato può costituire una fonte preziosa di risorse, per comprendere i noi stessi di oggi e le dinamiche che ci hanno cambiati (nel bene e nel male) negli anni. Ma la nostra memoria è limitata e ha bisogno di riferimenti, reperti, materiale prodotto nel corso della storia. Meglio ancora se si tratta di immagini impresse su pellicola, data l’immediatezza del mezzo audiovisivo. La mole di materiale d’archivio può tuttavia essere un mare sconfinato di informazioni in cui perdersi è facile: può a questo punto venire in aiuto il cinema. I reperti video contenuti negli archivi possono infatti affascinare uno sguardo autoriale, il cui interesse può fungere da filtro necessario al fine di ricavare dalla copiosa materia storica una linea guida, o chiave di lettura, da consegnare al presente.

Su questa pista si muove ad esempio Arianna Lodeserto, che grazie al recupero consentito dalle prassi di found footage ha realizzato il suo cortometraggio The Houses We Were (Le Case che Eravamo), presentato in concorso nella sezione Corti del Lucca Film Festival 2019 curata da Rachele Pollastrini.

Nata nella provincia di Brindisi, classe 1981, la Lodeserto è nota per la sua attività di fotografa specializzata in periferie e architetture della desolazione; è attiva tra Roma e Parigi e gestisce un blog dal titolo Guida Bella Ai Posti Brutti, dedicato nelle sue parole «all’illustrazione di alcuni luoghi terrestri ingiustamente sottovalutati».

Il fascino nei confronti di edifici e paesaggi scarni, inusuali e “mutanti” emerge abbondantemente dalle sue fotografie, che sembrano tentare di cogliere frammenti sparsi di quella che lei percepisce come una «maschera urbana che si scompone».

La fotografa è così interessata a mostrare la trasformazione negli anni di questi residui architettonici che il passaggio al video è obbligato. Le Case che Eravamo è un progetto che coinvolge nello specifico i quartieri suburbani di Roma, osservati in un periodo che va dal 1948 a oggi.

[perfectpullquote align=”full” bordertop=”false” cite=”” link=”” color=”#d38613″ class=”” size=””]The Houses We Were è di natura documentaristica e si articola in vari segmenti che (montati non cronologicamente) ripercorrono la storia dell’urbanistica della periferia romana a partire dal dopoguerra, grazie al supporto di materiale video d’archivio reperito dall’AAMOD, l’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico che ha co-prodotto il film.[/perfectpullquote]

L’Archivio nasce nel 1979 e si propone di raccogliere l’eredità filmica della casa di produzione del Partito Comunista Italiano. «Un archivio più del presente che del passato», nelle parole del suo primo presidente Cesare Zavattini, che dunque si assume il compito di raccogliere, conservare e promuovere il ricco patrimonio audiovisivo legato ai movimenti sociali italiani accumulatosi negli anni. Avere a disposizione una simile quantità di materiale che copre in sostanza tutta la storia del secondo novecento italiano ha implicato un importante lavoro di montaggio.

Ecco allora che dalla selezione della Lodeserto nasce il quadro pittoresco di una Roma in continuo mutamento, che attraversa fasi di benessere a momenti di tensione, in cui ad esempio troviamo manifestanti che sfoggiano slogan accesi come «Ieri abbiamo preso le case. Oggi distruggiamo le baracche».

Il problema delle abitazioni per le fasce di reddito più basse a Roma è in effetti al centro dell’attenzione delle istituzioni da oltre cinquant’anni. In uno dei segmenti video si lancia l’esortazione «Impariamo a leggere nella città la sopraffazione borghese» e questa frase racchiude un po’ lo spirito generale che anima il film. Nel ricco montato ritroviamo dunque sia autentici esempi di cinema militante dell’epoca, che qui entra in campo sulla spinta di una concezione della casa come diritto e non come proprietà, sia servizi telegiornalistici, interrotti di tanto in tanto da un passaggio alla Roma dei giorni nostri.

E qui non può mancare un accenno al problema dell’abusivismo edilizio e delle case occupate. L’operazione della regista pugliese riesce con questo montaggio alternato, che attraversa varie fasi della storia italiana contemporanea, a instaurare un coerente rapporto interno allo stesso archivio, aprendo (o meglio, scoprendo) un dialogo tra passato e presente che guida il punto di vista dello spettatore in direzione di una critica sociale, evidentemente necessaria.

Ma se pure una chiave di lettura in termini politici sia immediata (e il mettere in primo piano slogan e reportage altro non fa che confermare un disagio decennale tutt’altro che sanato), la denuncia sociale non è il primo degli interessi della Lodeserto. Le Case che Eravamo è sicuramente una cronaca frammentaria della lotta per conquistare il diritto ad avere una propria casa, eppure il film esprime anche la sensibilità della Lodeserto fotografa nei confronti del puro elemento materico, degli strani e complessi rapporti che si instaurano tra le componenti del paesaggio artificiale (acciaio, cemento, vetro, ruggine) nelle architetture urbane da lei inquadrate o selezionate. L’uno e l’altro aspetto concorrono comunque alla costruzione, termine quanto mai appropriato, di un discorso non chiuso attorno alla nostra società e ai mutamenti che condizionano questo complesso organismo di abita(n)ti.

[perfectpullquote align=”full” bordertop=”false” cite=”” link=”” color=”#d38613″ class=”” size=””]L’occasione per rivedere “The Houses we were” di Arianna Lodeserto, programmato al Lucca Film Festival durante la giornata del 17 aprile è prevista per Domenica 21 alle ore 16:00, presso l’auditorium Vincenzo Da Massa Carrara di Lucca, in via S. Micheletto 2, dove sarà replicata l’intera selezione dei corti curata da Rachele Pollastrini. Per il programma complessivo dei corti è possibile consultare questo programma dettagliato[/perfectpullquote]

 

Michele Bellantuono
Michele Bellantuono
Veronese classe '91, laureato in Filologia moderna e studioso di cinema autodidatta, svolge da alcuni anni attività di critica cinematografica per realtà online. Ha un occhio di riguardo per il cinema di genere e dell'estremo oriente

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