Home alcinema The Party di Sally Potter: la recensione in anteprima

The Party di Sally Potter: la recensione in anteprima

Mentre la sinistra si lecca le ferite, Sally Potter presta generosamente la sua lingua. The Party é un Kammerspiele di derivazione pinteriana, girato in un bianconero tutto fuorché austero e congelato nella freddezza inespressiva del digitale. Dentro l’abitazione di Janet (Kristin Scott Thomas) e Bill (Timothy Spall) si festeggia la promozione della prima, chiamando a raccolta una manciata di amici: lesbiche fierissime, la crema della sinistra universitaria, un tedesco abbacinato dalla meditazione trascendentale (Bruno Ganz) e un broker cocainomane (Cillian Murphy). 

Tutto converge al pezzo di bravura e alla replica delle repliche del carnaio Polanskiano, senza alcuna concezione dello spazio drammaturgico, nel suo stato di passaggio da teatro a cinema; Sergio Rubini, tanto per fare un esempio, in territori simili si era mosso con molta piú consapevolezza rispetto a questa pessima autrice che ancora vive inspiegabilmente di rendita per un piccolo film come Orlando, giá irrimediabilmente inerte nella sua dimensione formale. 

In gramaglie per la deriva politica dell’Inghilterra la Potter sputa sul piatto dove ha pasteggiato per anni. “Il potere della risata” come cura per i dolori di un paese spaccato. Sono parole della stessa Potter, ma il suo cinismo programmatico e la scrittura monodimensionale dei personaggi non ci convince affatto. 

Il suo é un cinema furbissimo, costretto improvvisamente all’effetto sorpresa di un volgarissimo whodunit per manifestare quella vitalitá negata da simmetrie studiate a tavolino.

Nel farsi dichiaratamente carico di un’analisi impietosa sullo stato di salute del paese, la Potter sceglie il classico microcosmo umano per cortocircuitare diritti civili, welfare e abiezione; la consueta lamentatio della sinistra che allontana l’odore della sconfitta esacerbando limiti, difetti e mostruositá.
 
Il risultato é quello di una gabbia semantica, prevedibilissima e irritante, senza alcuna empatia, né con i personaggi né con lo spettatore; un banalissimo esempio di crudeltá senza il coraggio di condurla al limite o di farla esplodere. In The Party c’é tutta la presunzione dell’esperimento antropologico buttato in burletta, ruminazioni salottiere che per paradosso ci raccontano davvero i motivi di una scelta drammatica come quella che é sintetizzata dall’acronimo “Brexit”; nel rischio di doversi confrontare con intellettuali al livello della Potter, meglio uscire a prendere una boccata d’aria. 

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