giovedì, Dicembre 19, 2024

Tracers di Daniel Benmayor: la recensione

Cam (Taylor Lautner) si guadagna da vivere consegnando pacchi con la sua bicicletta e attraversando le strade di New York con un’agilità ai limiti della performance estrema. Sempre sul filo del rasoio tra gli scarsi guadagni e un debito di 15.000 dollari contratto con la mafia cinese, un giorno si scontra con la bella Nikkie (Marie Avgeropoulos) mentre questa è impegnata in una sessione di parkour insieme ad un gruppo di amici. Da questo momento in poi Cam farà di tutto per avvicinare la ragazza e per entrare nella sua crew, allenandosi e imparando tutti i movimenti dei “tracciatori”. Ma dietro l’amore per gli impervi percorsi urbani, Nikkie e il fratello Dylan conducono una vita ai confini della legge, controllati da Miller (Adam Rayner), il fidanzato “imposto” della ragazza, sorta di guru corrotto che tra il parkour come stato mentale e una serie di traffici illegali, controlla la vita dei due ragazzi, in debito di riconoscenza con il capo.

Piccolo racconto di formazione quello di Daniel Benmayor che strizza l’occhio a Point Break e recupera l’adrenalina coreografica dei breakdance movie senza inventarsi niente di particolarmente nuovo. Al netto del plot esilissimo che non rappresenta certo l’interesse primario del film, i momenti migliori sono quelli di movimento puro fotografati da Nelson Cragg e capaci di raccontare New York da una prospettiva eccentrica, anche se non si va certo a fondo rispetto a quel malessere che Cam esprime attraverso il suo mal di vivere e quel rapporto tra piccoli e grandi centri che emerge dai racconti di Nikkie.

Tutto si riduce ad un livello di superficie e qualsiasi elemento action, inclusa la rapina in banca, diventa una scusa per giocare con l’organizzazione dello spazio con finalità “danzanti”.

E non è possibile prendere sul serio tutta la filosofia di fondo del parkour per come è presentata nel film, basata sulla rimozione delle barriere fisiche come fossero ostacoli mentali, e sopratutto sull’orizzonte visivo fatto più di vuoti che di pieni. La prospettiva di Benmayor è quella dell’adventure, non troppo distante dai suoi precedenti Paintball e Bruc, dove la quest si svolge sopratutto nello spazio del movimento e nell’estremizzazione del punto di vista soggettivo.

Più di tutto il resto, e ancor prima che l’amore tra Cam e Nikkie esploda, sono eroticamente più convincenti le corse tra i due ragazzi, ad evitar ostacoli e barriere architettoniche, ad un passo dal salto nel vuoto.

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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