domenica, Dicembre 22, 2024

Una magnum special per tony saitta – Armando Trovaioli

E’ davvero arduo trovare collocazione per una delle opere più aliene del Maestro Trovaioli, questo perchè il lavoro messo insieme dal compositore Romano per il film di Alberto De Martino pur essendo un’incursione esplicita nei modi e nei suoni di quel funk cinematico che ha attraversato un decennio, è un raro esempio di sintesi e di rilettura di un sound probabilmente possibile solo per un autore dalla cultura orchestrale così vasta e multiforme. Una magnum special per Tony Saitta viene pubblicato nel 1976 da Beat Records, periodo in cui lo scambio vitale tra i suoni della Blaxploitation e quelli della musica per il cinema Italiano di genere cominciano ad essere frequenti; il Micalizzi sound, tanto per citare uno dei massimi esempi, preleva energia altrove e la trasforma in un ibrido del tutto nuovo capace di comprimere l’orchestra in un oggetto urgente e violento, è una mutazione progressiva che procede da Violence, misconosciuto capolavoro funk composto nel 1974, sicuramente vicino ai suoni di Alan Tew & Bullet (The Hanged Man), ma con una forza orchestrale tellurica che troverà applicazione in forma innovativa negli anni successivi. Una Magnum special per tony saitta si situa in un territorio di confine, basta pensare che Mark il Poliziotto di Stelvio Cipriani è di un anno prima, e pur nella forma inconsueta di un lirismo tipico dell’autore di Anonimo Veneziano, ricalca da vicino un modello di esasperazione funk tutto sommato riconoscibile.

L’incipit di Una magnum special mette subito le cose in chiaro; Louise, uno dei temi propulsori del soundtrack, è l’esposizione dei grandi volumi orchestrali al servizio di una capacità narrativa che fonde da subito lo standard Jazz con il racconto degli archi, una forma della classicità che rappresenta una delle anime della colonna sonora, innestata nell’attacco funk di Tony’s Magnum , groove di potenza infida e sottocutanea che contamina moltissime suggestioni di quegli anni senza abdicare a forme che Quincy Jones o Isaac Hayes avevano portato alla codificazione in direzioni del tutto diverse; ciò che spezza il velo delle apparenze e delle similitudini è il sostegno dei fiati che dopo il primo minuto e quaranta viene avvolto dalla sezione archi full range in una serie di movimenti a spirale che hanno allo stesso tempo la forma classica della narrazione e l’allure più melodica della Disco Music coeva; una sintesi cosi multiforme da alludere ad un percorso di influenze temporalmente vastissimo; In questo senso, il funk di Trovaioli è quello meno caratterizzato come Black e allo stesso tempo quello più contaminato.

Se prendiamo tracce come A Very Strange party, il procedimento è quello di un congegno narrativo soggetto ad una dilatazione progressiva, il tutto parte dallo standard della colonna sonora Jazz atmosferica, e accoglie il virus di un beat soul ossessivo e rallentato, per esplodere in una forma elettronica violentissima ed ansiogena, quasi un percorso storico attraverso la mutazione dei suoni. E’ impressionante la collocazione di un brano come A Weird ‘phone call, momento solo apparentemente minore, in realtà straordinario esempio di un’utilizzo astrale e allo stesso tempo classico dell’orchestrazione; anche in questo caso, le influenze non sono facilmente percepibili, sembra quasi che tutte le suggestioni progressive e psichiche di musicisti come Deodato siano trattenute per allusione e sottrazione. Movimenti archeologici e anticipatori che tornano nella splendida Blind Suspence, l’incipit di un flauto avvolto da un soundscape orchestrale e contaminato da un’elettronica ancora impercettibile, tra il Jazz, le suggestioni contemporaneistiche, e le forme astratte di Fusco, viene interrotto violentemente da un basso Jazz saturo e sintetizzato che ha già il germe della contaminazione; è un frammento impressionante per la sua qualità sonora, quasi a suggerire, indietro nel futuro, le forme antiche e post-moderne del Jazz di Badalamenti; il beat funk esplode in questo punto esatto, e come indica bene il titolo del brano, si riferisce ad una stagione di suoni noir fatti di ossessione e paranoia, la coda progressiva ha ancora una volta il tocco di un maestro della fusione, con quel rincorrersi degli strumenti che affoga l’elettronica in una chiusura drammatica dei fiati, residuo classico che anticipa il lirismo sensuale di The Story Concludes. Una magnum special per tony saitta è stato pubblicato per la prima volta su CD da Beat Records, ed è disponibile da questa pagina del catalogo ufficiale dell’etichetta; consigliatissimo.

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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