Mad detective (shentan)
Johnnie To / Ka-Fai
Hong Kong 2007
L’occhio sciamanico è anche una possibilità della visione di uscire da se, uno slittamento progressivo del senso che permette non solo di vedere ma anche di vedere la visione. L’ultimo bellissimo film di Johnnie To che Marco Muller ha inserito a sorpresa nella rosa dei film in concorso a Venezia 64, è anche questo. Se PTU raggiungeva un alto livello di astrazione del/dal genere con l’isolamento di tic generici in un set da percorrere e distruggere completamente, saturato da colori, luci, oggetti/segni, Shentan procede nella stessa direzione riducendo radicalmente le suggestioni figurative e isolando personaggi e visioni in un deserto di specchi. L’idea dell’indagatore di sogni che ha una posizione pre-cognitiva sugli eventi perchè in grado di vedere i demoni che regolano le azioni delle persone, non è una semplice variazione su modelli conosciuti, ma un procedimento che procede per moltiplicazione e sovrapposizione. Ai colori e agli oggetti To sostituisce i riflessi e le immagini falsificanti, tant’è la ricerca di un dispositivo razionale che ricomponga i tasselli del puzzle è un esercizio per cinefili sicuri di se incapaci di perdersi nella forza di questo film. Johnnie To e Ka-Fai Wai disseminano il set di vetri rotti, specchi, riflessi falsificanti e un’estrema mutazione del movimento; un po’ come se lo scontro finale di The Lady from Shanghai, fantasma archeologico di noir sull’apparenza, si trasformasse in una forma di cinema espanso e astratto camuffato con la menzogna del genere.