venerdì, Novembre 22, 2024

Vero dal Vivo di Daniele Barraco: la recensione del documentario dedicato a Francesco de Gregori

Daniele Barraco è l’uomo con la macchina da presa in mano, si muove agilmente dietro a colui che ha sempre fatto di testa sua. Vero da vivo più che un documentario è un road trip, di capitale in capitale, di club in club, lascia emergere un ritratto bello, solido e pieno di sbavature.

Francesco de Gregori resta avvolto nel mistero, dove è corretto che viva.

Nessuna immagine che ritragga la sua infanzia, nessun eco vintage di ragazzi e ragazze che ascoltano la radio registrando un suo pezzo, nessuna affermazione romantica, nessun reperto d’archivio. Poche le parole per un film che decide d’essere essenziale e respinge qualsiasi definizione. Siamo immersi nel suo universo musicale, lontani da quel reticolato fitto di scambi intellettuali.
C’è De Gregori che fuma, che beve un buon bicchiere di vino, che si mostra schivo e complice a seconda di chi ha davanti. Ci sono le sue canzoni e le sue idee che emergono semplici e pure, la lingua stessa che diventa un parco giochi. C’è il genuino entusiasmo della sua band.

Durante le prove, sulle assi di legno, con il teatro ancora vuoto, sono Guido Guglielmini al basso, Carlo Gaudeiello al piano, Paolo Giovenchi alle chitarre e Alessandro Valle al mandolino a far oscillare la melodia e a indugiare sorpresi dall’improvviso candore del maestro. È come restare a lungo in quel laboratorio in cui i suoi successi più familiari si trasformano nell’attestazione del suo potere interpretativo.

Barraco si allontana con Alice Lombardi di pochi metri quando esce dai club, prima dell’inizio del concerto per quelle poche e frammentate interviste che ci danno la misura della forza seduttiva che la musica di De Gregori esercita anche in territorio straniero, suscitando curiosità con i ricordi di uomini, donne e bambini che hanno formazioni ed esperienze totalmente diverse tra loro.

Ma il tour invernale del 2017, tra Europa e Stati Uniti, è solo una parte perché in quello stesso anno De Gregori ha registrato al Real World Studios di Bath in Inghilterra parte del progetto iniziato con Mimmo Paladino, Anema e Core, in cui duetta con la moglie Chicca. Un pezzo di cultura musicale napoletana lì dove, prima che Peter Gabriel creasse uno studio ideale, c’era un mulino che risplendeva nella luce invernale e ora il tempo sembra galleggiare.

Non c’è mai nessuna esplosione, nessun climax, non accade nulla di straordinario, perché è così che è la realtà. Un mondo che ora, dopo questo documentario, ci sembra concreto e pieno di significato come le persone reali che lo popolano.

Attore imperfetto su un palcoscenico inclinato, De Gregori ha forgiato un linguaggio che evocasse il suono.

Francesca Fazioli
Francesca Fazioli
Laureata nelle discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo, ha frequentato un Master in Critica Giornalistica all'Accademia d'arte drammatica Silvio D'Amico e una serie di laboratori tra cui quello di scrittura cinematografica tenuto da Francesco Niccolini e Giampaolo Simi. Oltre che con indie-eye ha collaborato e/o collabora scrivendo di Cinema e Spettacolo per le riviste Fox Life, Zero Edizioni, OUTsiders Webzine

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