“Il Sistema stava cambiando. Si stava evolvendo. Prima, i politici usavano il Sistema per fare soldi. Adesso, dipendevano dal Sistema… per essere eletti.”
Può la denuncia politica passare attraverso forme artistiche convenzionali o è necessario che ricerchi delle proprie caratteristiche specifiche? Può la rivoluzione strisciare indenne attraverso il mainstream o deve porsi come qualcosa di totalmente altro?
Tropa de elite 2, come l’originale, soffre di questo contrasto tra un proposito politico che si vuole totale e sovversivo e una confezione da action movie che rischia di banalizzarne l’intento. Meno adrenalinico e rapido del primo, in questo film José Padilha innesta su un solido tessuto narrativo immagini di violenza e azione senza rendere possibile un’accurata decodifica dell’immagine. Ed è un peccato, perché il messaggio sociale è forte (indagare le connessioni tra corruzione della polizia, elezioni politiche e stampa) e la storia pure, con il suo mix letale di action movie melodramma e comicità. Il capitano Roberto Nascimento, capo degli squadroni della morte (BOPE), è un personaggio caratterizzato magistralmente e perfettamente funzionale alla vicenda narrata. Nascimento è il cattivo che diventa buono man mano che prende coscienza del marciume interno alle forze dell’ordine. Ed è un personaggio d’altri tempi, bogartiano: duro, ambiguo, diffidente nei confronti dei difensori dei diritti umani, ma anche uomo solo, padre e marito ferito, che nella rivalsa contro o sistema trova un occasione di riscatto personale. Se nel primo episodio l’indice era puntato sui modi violenti usati dalla BOPE nei confronti dei narcotrafficanti, in questo sequel il discorso politico si fa più complesso, profondo, discutibile e discusso. Riflessione sociale e morale a cui però non è accompagnata una riflessione altrettanto lucida a livello formale. Tropa de Elite va a duecento all’ora, forse per la fretta di chiudere la questione in 120 minuti. In una società la cui conoscenza si sviluppa sempre meno in verticale questa pellicola rischia di passare come una figata, o un’americanata: in entrambi i casi, banalizzato. È veramente un peccato, perché al di là delle evidenti ragioni commerciali (aspettiamoci il terzo episodio) Tropa de Elite 2 è uno di quei film che nasce dal cervello e arriva alla pancia, se non inciampa nello sguardo.