Il fantastico al cinema è l’argomento di questo volume curato dal regista sperimentale Dario Marzola, la cui ricerca artistica e teorica si concentra sul rapporto tra il cinema e gli altri linguaggi artistici, nonché l’ambito più vasto della percezione sensoriale e della psicoanalisi. (Il suo lavoro più recente, Fuochi Fatui, 2008, le cui premesse e la cui struttura sono analizzati nel volume, è l’ultimo e più pregnante esempio di questa commistione di media e riflessioni teoriche.)
Partendo dalla definizione del fantastico in ambito letterario di Tzvetan Todorov (La letteratura e il fantastico,1983), quale momento di indecisione di fronte ad un avvenimento che non riusciamo a spiegarci secondo le leggi del mondo che conosciamo, il volume cerca, attraverso i vari interventi, di rintracciare nella produzione cinematografica i modi e i temi di questa condizione ‘liminare’, precisando d’altronde che con fantastico si intende qualcosa di molto diverso dal cinema fantasy o orrorifico, i cui termini si presentano da subito ben definiti ed incorniciati nell’etichetta di genere. A rendere ‘perturbante’ un certo tipo di letteratura, di arte e di cinema è la sua natura ambigua, spesso in apparenza realistica, una superficie intatta su cui iniziano ad aprirsi, mano a mano che si prosegue nella ‘lettura’ tutta una serie di scarti non annunciati. Inoltre, come scrive Freud nel suo fondamentale saggio, ( Il perturbante, 1919) i tentativi più puri dell’arte in questa direzione sono quelli in cui l’ambiguità tra irreale e reale rimane irrisolta fino alla fine, prosegue oltre l’opera, lasciando il fruitore indeciso sulla soglia della comprensione. Il volume è suddiviso in due sezioni: nella prima si fa riferimento a tutta una serie di film e di autori allo scopo di rintracciare i procedimenti retorici usati per restituire cinematograficamente le figure fantastiche del sogno, del ricordo e del pensiero. In particolare risulta interessante la suddivisione di Marzola di questi procedimenti in due ‘macroazioni’ che , applicate al film, contribuiscono a creare un atmosfera straniata: da una parte quella del saturare/desaturare, cioè un’operazione di accentuazione o riduzione rispetto a quella che sarebbe la rappresentazione consueta, dall’altra la stratificazione, cioè la commistione di materiali eterogenei. Entrambe queste attività del resto molto simili a quelle che mette in opera la nostra mente quando pensa, ricorda o sogna.
I nomi che più ricorrono in tutto il volume sono David Lynch, David Cronenberg, ma anche Federico Fellini e Alain Resnais, autori che vengono trattati più approfonditamente nella seconda parte del volume. Molto interessante il saggio di Roberto Chiesi su Alain Resnas e il suo Providence, che prende in esame la stratificazione temporale e spaziale che opera nel film come risultato della memoria involontaria del personaggio principale il quale, per passare il tempo e ingannare la sofferenza, produce, raccontandoselo, il film: un magma narrativo e scenografico dove prendono letteralmente corpo i suoi sentimenti, la sua storia personale e le persone che ama e che odia. L’intervento di Roy Menarini, invece, osserva finalmente da un punto di vista inedito film come Strade Perdute di Lynch e EXistenZ di Cronenberg, prendendo le distanze da una critica che vorrebbe vedere nei lavori dei due registi una pura e semplice riflessione metanarrativa. Quello che secondo Menarini emerge dalla rottura della logica del racconto lynchiana e dell’innesto delle nuove tecnologie nel corpo umano e viceversa di Cronenberg è una riflessione sul desiderio dell’uomo, e quindi del regista ed insieme dello spettatore, di sperimentare il fantastico e i limiti di comprensione e pericolosità che esso stesso presuppone. Scrive Menarini: “In queste modificazioni spaventose dell’essere (…) la soglia viene contemporaneamente enfatizzata e ridotta a nulla. Cronenberg la ingigantisce e finge di puntare il dito proprio sul corpo umano. Lynch lancia ai cinefili la sfida del frattale narrativo. Ma entrambi parlano d’altro: parlano, per citare Truffaut, insieme del cinema che vediamo e del mondo che viviamo.”
Il Progetto Visionaria, curato da Dario Marzola in un’accezione più ampia è presente anche su myspace all’indirizzo http://www.myspace.com/progettovisionaria: “Spero che questo spazio possa contribuire a far conoscere il lavoro sul cinema fantastico, portato avanti con i miei collaboratori nel corso di questi anni. Un’occasione di confronto e incontro con altre persone interessate a questo particolare modo di narrare, poco frequente nelle produzioni italiane.” (Dario Marzola)