L’etoile du jour è un barocco melodramma circense, nel quale la magia dello spettacolo si fonde – e si confonde – con le immagini del film. Un film, proprio per questo, onirico e surreale, caratterizzato da un cast d’attori di prim’ordine nel panorama francese contemporaneo, tra cui spicca, nella parte del protagonista Elliot, l’attore-feticcio di Leos Carax, Denis Lavant. Sorta di “novello Chaplin”, Lavant interpreta la parte di uno dei clown di una compagnia circense che sta portando gli spettacoli (con ben poco successo) lungo la costa Nord della Francia. Egli è innamorato di Angèle –vero e proprio caso di nomen omen, ma è continuamente perseguitato dai propri fantasmi, concretizzati nella figura evanescente di Iggy Pop, sorta di “coscienza” beffarda del protagonista. Anche Heroy, il direttore del circo, è innamorato di Angèle, che vorrebbe sottrarre dalle mani (e dal cuore) di Elliot. Heroy è odiato dall’intera compagnia per il suo carattere dittatoriale e rigido, per i suoi metodi bruschi e insensibili. Nel film, poi, si sviluppano trame e sottotrame che investono tutti i bizzarri personaggi che costituiscono la compagnia: Zohra, la zingara innamorata di Elliot e gelosa di Angèle; il mago Zephyr, che aiuterà Heroy nei suoi loschi piani. E poi, ancora, tristi giganti, uomini forzuti, freaks… il film si contorna così di tutta una serie di improbabili personaggi che ne costituiscono e ne animano l’atmosfera surreale e sognante.
Il film, diretto da Sophie Blondy, si impone innanzitutto per la creatività visiva. La fotografia si distingue per l’eterogeneità delle scelte stilistiche: si passa, senza soluzione di continuità, dai colori vividi e contrastati, ai seppia, fino ai bianco e neri rarefatti e minimali, di derivazione felliniana. Si fa un largo uso della sovraimpressione e di semplici “trucchi” cinematografici demodé, che si collegano idealmente alla spettacolarità esibita del “cinema delle origini”: numerosi, infatti, sono i riferimenti de L’etoile du jour a Georges Melies e al suo cinema delle attrazioni. Così come l’ambientazione circense intensifica questo clima magico e sognante, ricordandoci – se ancora ce ne fosse bisogno – del fondamentale legame che intercorre tra il mondo questo spettacolo itinerante, il più antico della storia, e l’arte del cinematografo.
L’etoile du jour si muove dichiaratamente sui binari dell’inverosimiglianza e dell’eccesso. È un film in tutto e per tutto barocco, in cui dominano le immagini forti, a metà strada tra il sublime e il patetico, tra il poetico e il kitsch. Le interpretazioni sono spesso sopra le righe: in particolare, quella di Denis Lavant, icona di un cinema oltraggioso (e coraggioso) come quello di Carax. La gestualità sincopata dell’attore francese, perfettamente a suo agio nella parte del giocoliere, traduce alla perfezione il carattere di questo personaggio, al contempo, tragico e buffo. Così come adeguati sono i brani attentamente scelti per la colonna sonora: fra tutti, Tom Waits – che richiama alla mente, con le sue splendide copertine, l’iconografia e l’atmosfera del film – e i Tindersticks, band post-rock fedele al cinema d’autore francese, noti per la loro collaborazione con Claire Denis. In sostanza, il film di Blondy peccherà forse di eccessivo manierismo, ma – e bisogna sottolinearlo – di un manierismo necessario, che trova proprio la sua giustificazione nella natura barocca del film stesso.