Pur essendo un film inglese, The Liability si ispira dichiaratamente ad un’estetica cinematografica tutta statunitente. Forse per via della sua natura pulp quasi tarantiniana, oppure per i colori sgargianti che poco richiamano le atmosfere, tipicamente britanniche, del Nord della Depressione. Già dal plot, The Liability si configura come un’opera abbastanza atipica nel panorama inglese, contemporaneo e non: il film è la storia di Adam (Jack O’Connell), un ventenne appassionato di videogiochi, che sogna di diventare un killer. Vive con sua madre, finché un giorno, il compagno della donna trova un lavoro al ragazzo: gli offre la possibilità di fare da autista a Roy, un serial killer interpretato da uno strepitoso Tim Roth. Ai due viene affidato il compito di far fuori una donna testimone di un omicidio. Ma il compito si rivela più arduo del previsto.
Il film è prodotto da Richard Johns e Rupert Jermyn, già autori di un film di successo quale The Snatch. The Liability richiama in parte il film di Guy Ritchie, soprattutto per via dello humor surreale e cinico che lo attraversa. Il film, infatti, incrocia noir e commedia – un po’ come per il cinema dei fratelli Coen, e prima di loro, quello di Jonathan Demme –, mantenendo un grande ritmo, e giostrando con armonia situazioni di registro spesso discordante (e ben evidenziato dai caratteri dei due coprotagonisti del film). Così come spesso “stridono” con le immagini molte scelte musicali particolarmente azzardate – dalle musiche cubane fino ad arrivare al Fred Bongusto di Una rotonda sul mare – e che ci riportano in quell’atmosfera “pulp” da pastiche postmoderno (tarantiniano) di cui si è già accennato all’inizio.
In un periodo di grande revival del cinema noir in termini autoriali – pensiamo ai recenti film di Nicolas Winding Refn, Andrew Dominik e William Friedkin -, The Liability si configura certamente in maniera più classica, convenzionale e prevedibile. Il regista Craig Viveiros alleggerisce i toni più marcati di questi autori, e confeziona un film più tradizionale, meno cinefilo ma comunque appassionante, puntando soprattutto su di una sceneggiatura ricca e articolata, e un protagonista d’eccezione come Tim Roth. Più deboli, a volte, gli sviluppi romantici dei personaggi, che sovente prendono delle pieghe alquanto inverosimili, ma che ritrovano il registro più adeguato quando sconfinano nel grottesco della commedia.
Craig Viveiros non è comunque una novità per il Torino Film Festival: l’anno scorso si era fatto conoscere con Ghosted , titolo che si aggiudicò il premio come migliore attore protagonista per l’interpretazione di Martin Compston. Rispetto al film precedente, The Liability è certamente un passo in avanti: abbandonati certi schematismi, imposti da un’eccessiva verbosità, il nuovo film di Viveiros si libera di molti difetti del suo predecessore, per regalarci un film più maturo e compiuto.
30° Torino film Festival – The Liability di Craig Viveiros (Gb, 2012) – Concorso
Nuovo film per Craig Viveiros, già presente a Torino l'anno scorso con Ghosted; The Liability è un noir di impronta Tarantiniana, meno cinefilo e che punta su una sceneggiatura ricca e articolata e su un protagonista d'eccezione come Tim Roth
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