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Antonio Bruschini, memoria.


Antonio Bruschini
aveva una prodigiosa memoria storica, forse anche per questo, quella critica che in tempi molto sospetti si è avvicinata al serbatoio del cinema di genere per farne un business, riducendone tutto il potenziale anarchico in un museo istituzionale, si è servita di lui in più occasioni per raccogliere materiale iconografico e documentale a buon mercato, salvo poi tenerlo in disparte quando sarebbe stato il caso di condividere alcuni crediti. Non è un buon inizio, mi rendo conto, per ricordare con amore, ma è una considerazione che invita ad una lettura complessa, legata certamente alla capacità di Antonio di condividere con generosità non comune un’esperienza fatta anche di “cose” conservate nel tempo in modo meticoloso, e che non può essere disgiunta, per chi lo conosceva bene, da una radiografia spietata del mondo che gli gravitava intorno, fatto di piccoli e grandi sciacalli, sacerdoti di un culto dedito a primati infantili che nelle dimensioni di un progetto istituzionale, di un festival, di una pubblicazione, di una serie di extra per alcuni DVD, di una rassegna, di un catalogo, trasformano il gioco in uno scambio perverso, come succede spesso quando si deve aver a che fare con chi ci illude, da una posizione di potere,  che la passione sia l’unica pedina sul tavolo.  Antonio Bruschini ci ha lasciati in mezzo a questa morte lunedi 30 maggio, rimangono le sue numerosissime pubblicazioni e i suoi studi storici sul cinema Italiano di genere scritte in alcuni casi insieme a compagni di viaggio e amici come Antonio Tentori, Federico de Zigno, Stefano Piselli, Riccardo Morrocchi, rimane certamente tutta l’esperienza preziosa degli studenti della Scuola Nazionale di Cinema Indipendente di Salvatore Vitiello per la quale Antonio insegnava Sceneggiatura cinematografica, rimangono ricerche non solo storiche ma anche iconografiche molto importanti come i volumi pubblicati per la Glittering Images tra cui quelli dedicati al Western all’Italiana, i più completi da un punto di vista Storico pubblicati sull’argomento a livello internazionale;  rimangono ancora gli occhi pieni di immagini e racconti degli amici che gli sono stati più vicini, tra cui quello di Samantha Taruffi, autrice teatrale e amica di Antonio da più di 30 anni, che sul blog legato alle attività del laboratorio che condivide con Danilo Piro, il banco degli scampoli, ha pubblicato forse l’articolo più sincero e sofferto tra quelli che durante una settimana hanno cominciato a popolare la rete nel gioco umano, troppo umano che rimane incastrato tra verità e falsificazione . Per i lettori di Indie eye Antonio, nel 2007, si prestò per raccontare in video 32 pellicole Western prodotte in Italia dalla metà degli anni ’60 ai primi anni ’70; proprio in quell’anno Marco Giusti e Manlio Gomarasca portavano quella selezione a Venezia 64. Ci sembrò giusto, come alternativa possibile ad una promozione mainstream condotta a tamburo battente, fatta da un punto di vista privilegiato e  che di li a poco avrebbe diffuso il volume di Giusti edito da Mondadori come uno dei dizionari più completi sull’argomento, diffondere il lavoro di Antonio come la più ricca risorsa editoriale sul Western all’Italiana; ricca iconograficamente, ricca storicamente e virtualmente priva dei classici errori copia-incolla che generalmente si propagano come un virus all’interno dei volumi di divulgazione; Antonio, a questo proposito, sempre in virtù della sua memoria fenomenale, conservava aneddoti straordinari sulle pubblicazioni-plagio uscite in Italia, aneddoti che se rivelati, magari in un paese meno operistico del nostro, avrebbero potuto sortire effetti se non tellurici, sicuramente istruttivi sulla degenerazione della cultura, anche nei luoghi dove questa sembra sopravvivere con vanto “antagonista”. Dopo quei 32 mini video, ancora visibili in rete e su indie-eye da questa parte, mi sono trovato nuovamente a filmare Antonio presso il cinema di Castello (a Firenze) per una mini-serie intitolata i Recuperanti, inaugurata proprio da lui a fine 2009 e di cui faceva parte un suo video racconto su La Morte ha fatto l’uovo di Giulio Questi, dove si toglieva una soddisfazione storica, e a fine 2010 la video intervista allo stesso Giulio Questi, condotta da me insieme ad Antonio e ancora visibile in due parti da questa parte (prima parte)e da questa parte( seconda parte). In archivio sono rimasti altri due episodi de “i Recuperanti”, materiale che non mi sento di montare, sia per non alimentare forme di morboso fraintendimento, sia per conservare quelle immagini in una sfera personale e invisibile. Conosco Antonio da quasi vent’anni, rispetto al rapporto sicuramente più frequente che ha avuto con altri amici con i quali collaborava anche per le sue attività, il nostro vederci aveva assunto una forma più rilassata, ludica, legata a quell’attitudine allo scambio di materiali, registrazioni, immagini, suoni e racconti che per chi scrive hanno un significato ulteriore rispetto alla professione e che coinvolgevano un modo di osservare la realtà, oltre  “questo cinema” che a volte, ha solo il volto di una necrofilia museale che niente aveva a che fare con l’amore che Antonio sapeva trasmettere.

Antonio Bruschini – Bibliografia sintetica:

Giallo & thrilling all’italiana (1931-1983) – scritto insieme a Stefano Piselli, ed. Glittering Images
Guida al cinema giallo e thriller. Made in Italy – scritto insieme ad Antonio Tentori, ed. Profondo Rosso
Italia a mano armata. Guida al cinema poliziesco italiano – scritto insieme ad Antonio Tentori e a cura di Luigi Cozzi, ed. Profondo Rosso
Horror all’italiana 1957-1979 – scritto insieme a Stefano Piselli e Antonio Morrocchi, ed. Glittering Images
Western all’italiana; tre volumi: The specialists / The Wild The sadist and the Outsiders / 100 more must see movies / scritti insieme a Federico De Zigno, Stefano Piselli, Antonio Tentori.
Lucio Fulci. Il poeta della crudeltà – scritto insieme ad Antonio Tentori, edizioni Profondo Rosso
Nudi e crudeli. I mondo movies italiani – collana PuntoSpot edizioni PuntoZero

 

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