venerdì, Novembre 15, 2024

Appartamento ad Atene, l’incontro con Ruggero Dipaola e Laura Morante

Gli Helianos, benestante e colta famiglia di un’Atene martoriata dall’occupazione nazista  del 1942-43,  hanno da poco perso il loro primogenito caduto in battaglia, rimangono Leda e Alex di 12 e 10 anni che trascorrono le giornate a giocare fra le macerie della città con gli altri bambini. È l’arrivo del Capitano Kalter, militare tedesco d’istanza in Grecia che sceglie proprio la casa degli Helianos come suo domicilio, ad alterare gli equilibri della famiglia. Se Nikolas il padre, che prima della guerra si occupava di editoria scolastica, riconosce al tedesco oltre ai modi stizzosi e autoritari una spiccata sensibilità per l’arte e un grande rispetto per cultura e la piccola Lena viene sedotta dai modi garbati e affascinanti dello straniero, Zoe, la madre, pur sforzandosi di mostrarsi rispettosa e servile mantiene un occhio assai più critico. L’unico intenzionato a non farsi piegare e a mantenere un atteggiamento ribelle e sfrontato con lo sgradito ospite,  è il piccolo Alex al quale non vengono risparmiate severe punizioni corporali.

È solo quando Kalter si assenta per un paio di settimane che gli Helianos riescono faticosamente a riappropriarsi dei propri spazi e a ripristinare il loro equilibrio, nuovamente scosso dal ritorno dello straniero, più triste, disilluso e all’apparenza vulnerabile. Il rapporto fra Kalter e Nikolas sembra farsi più stretto e amichevole mano a mano che la maschera di severità del tedesco si va sgretolando rivelando un lato più umano e tragico. È una confidenza mal interpretata da Helianos a sgretolare l’illusione di una comunicazione paritaria fra i due uomini e a creare un conflitto più grave e pericoloso tra la famiglia e l’invasore di quanto non fosse stato all’inizio della convivenza forzata rivelando il vero volto di un uomo stanco della guerra ma non di servire gli ideali  nei quali, malgrado lo abbiano privato degli affetti più cari, continua a credere.

Ruggero Dipaola firma, dirige e produce un’opera prima precisa e calibrata nella quale la tensione, pur non venendo mai meno, è diluita dai momenti di intimità familiare, dalla costruzione accurata dei caratteri e da una notevole attenzione ai dettagli.

 

Mi sono voluto mantenere un passo indietro nella direzione, prediligendo movimenti di macchina molto lenti che aiutassero lo spettatore a percepire i confini dell’appartamento. Non mi sono voluto impormi, ma mantenere piuttosto una regia discreta ha spiegato il regista durante l’anteprima fiorentina di Appartamento ad Atene svoltasi al cinema Portico.

 

Girato nel teatro di posa di Cinecittà già usato da Scorsese per Gangs of New York e da Pupi Avati per alcune delle sue ultime pellicole, Appartamento ad Atene si ispira all’omonimo romanzo dello scrittore newyorkese Glenway Wescott pubblicato in Italia da Adelphi.

Il libro mi era sembrato da subito particolarmente indicato per un adattamento cimematografico perché racconta una dinamica che si è ripetuta più o meno in ogni guerra; appropiarsi degli spazio vitali di qualcuno è qualcosa che trascende l’occupazione o il dominio di una nazione. Ricordo che dopo aver letto le prime 40 pagine ho subito cercato in rete informazioni sulla disponibilità dei diritti. Successivamente mentre scrivevo la sceneggiatura sono riemersi i racconti di mia madre circa un’esperienza vissuta dai miei nonni in tempo di guerra quando avevano dovuto ospitare in casa un sergente tedesco; credo sia anche per questo che questa storia mi ha interessato così tanto. Ha raccontato Dipaola qui al suo esordio con un lungometraggio.

Cast ridotto ma molto efficace quello di Appartamento ad Atene, che proprio dell’ottima scelta di quelli che sono i tre caratteri principali, i coniugi Helianos e il Capitano Kalter, fa uno dei suoi maggiori punti di forza:  Gerasimos Skiadaresis che nel film è Nikolas Helianos è una attore greco molto famoso in patria che io ho scelto di far parlare con la sua voce ed il suo accento proprio perché mi sembrava che arricchisse il personaggio. Richard Sammel lo avevo visto in Bastardi senza gloria. Pur non essendo certo tenero nei confronti del Capitano Kalter ho cercato di spiegarlo a Richard nel modo più umano possibile proprio per far sì che emergessero certe sfumature. Quando ho fatto il provino su parte ai due interpreti maschili principali ho fatto recitare loro la scena madre e cioè quando Nikolas vede Kalter come un uomo e un soldato distrutto e vulnerabile, che ha perso la sua famiglia. Assistendo alla loro performance ho avuto una folgorazione: avevo trovato i miei due attori.

Credo che per ciò che riguarda la resa degli interpreti sia stato determinante il fatto che abbiamo potuto fare molto prove prima di girare.

Presente nella prima parte dell’incontro con il pubblico del Portico Laura Morante, che nel ruolo di Zoe Helianos costruisce un ritratto di donna semplice e obbediente senza essere mai però sottomessa: Io non ho letto il romanzo di Wescott quindi la mia esperienza è limitata alla sceneggiatura. Ruggero mi ha spiegato che sono state fatte delle modifiche perché nel romanzo Zoe è una donna malata e molto spaventata. Nell’adattamento per il film il personaggio invece acquista forza e grande dignità. È un tipo di donna che mi piace, credo mi sarebbe simpatica.

Laura ha molto amato la sceneggiatura che è firmata anche da Heidrun Schleff con cui aveva già lavorato per La stanza del figlio, Un viaggio chiamato amore e Ricordati di me, tre film molto importanti nella sua carriera – Ha aggiunto il regista – Trovo che abbia fatto un lavoro eccezionale soprattutto perché quello di Zoe è un ruolo così diverso dagli altri che ha ricoperto. È silenziosa e sempre un tono sotto piuttosto che sopra pur mantenendo sempre una grande dignità, penso alla sguardo e alla camminata dell’ultima scena.

L’incontro con Ruggero Dipaola è stata anche occasione di una riflessione sulla produzione, la realizzazione e la distribuzione di un film nato senza l’appoggio di major: Appartamento ad Atene è prodotto da L’occhio e la luna, la società che ho con Federico Micali, al quale si sono aggiunti i due produttori associati Sandro Frezza e Ferdinando Vicentini Oriani di Alba Produzioni.

La versione distribuita all’estero per rassegne e festival, e che si è aggiudicata il titolo di miglior film al Los Angeles Greek Film Festival pur trattandosi di una produzione italiana, è interamente doppiata in greco. È stato un lavoro di post produzione molto faticoso, ma di grande soddisfazione, ed è in questa versione che il film verrà distribuito negli stati uniti nel 2013.

 

 

Redazione IE Cinema
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