Una strana coppia di tedeschi s’incontra a Marsiglia e apre la porta di un appartamento chiuso col lucchetto, perché poche ore prima ha fatto irruzione la polizia a colpi d’ascia. Lei (Corinna Harfouch), madre. Lui (Nico Rogner), ex fidanzato. A unirli è l’assenza di una persona, Simon, scomparso di punto in bianco senza lasciare tracce. I due si danno ancora del lei, non hanno mai avuto un buon rapporto. La madre è angosciata, oppressa da un insostenibile sesto senso. Il ragazzo è venuto fin lì controvoglia, ma questa sua freddezza lo aiuterà a individuare gli indizi che porteranno alla luce almeno parte dell’orrida verità. Per un film che mette al centro l’omosessualità e l’omogenitorialità, passare alla Berlinale in una sezione come il Forum è alquanto bizzarro, vista la conclamata propensione di Panorama ad aggregare le energie LGBT della kermesse. I motivi di questo “declassamento” possono essere due: da un lato, Auf der Suche è un film senza infamia e senza lode, poco adatto per passare nella sezione adiacente al concorso; dall’altro, il modo in cui Krüger affronta la sessualità e l’affettività lascia un po’ a desiderare, per un eccesso di schematismi che nel 2011 non sono più giustificabili. E dire che il regista non è nuovo al tema della relazione omosessuale, e nemmeno a quello del viaggio – o meglio, dello smarrimento in territorio straniero – punti focali dei precedenti Unterwegs (2004) e Rückenwind (2009). Facciamo qualche esempio concreto. Il film parla di una caccia all’uomo che consente a chi gli ha voluto bene di avvicinarsi e conoscersi: persone fino a quel punto lontane, o sconosciute, si coalizzano nel nome dello scomparso e portano a galla verità sepolte. Peccato che queste verità siano la presunta bisessualità del caro Simon, la mancata accettazione dell’orientamento sessuale del figlio da parte della madre, il coinvolgimento di un giovane marocchino che l’ha sedotto e abbandonato. A poco serve un “bagno purificatore” in acque cristalline per riconciliare madre, ex fidanzato ed ex fidanzatina dell’ultim’ora. Troppe cose restano in sospeso, e tra queste vi sono spaccati affettivi e comportamentali resi in maniera, più che disinvolta, frettolosa. In altre parole, Simon passa per una Laura Palmer gay dei giorni nostri e questo, nell’ambito di un film che vuole essere credibile e serioso, non è il massimo della vita. Di buono restano senza dubbio l’interpretazione di Corinna Harfouch e lo sguardo del regista su Marsiglia, città che anche quando calienta il sol sembra volersi pappare, in un sol colpo, i cristiani sprovveduti che ne calpestano le strade, le stradine, le spiagge e i marciapiedi.