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Berlinale 2012 – Forum – Kid Thing di David e Nathan Zellner (Usa, 2012)

Programmato appena un mese fa all’ultima edizione del Sundance Film Festival, il nuovo film dei fratelli Zellner approda in europa attraverso la sezione forum della Berlinale 2012. I Texani Nathan e David Zellner, noti nel circuito indipendente Americano insieme a nuovi autori come Cam Archer a Abran Makowka, giusto per citarne due, portano avanti una retorica ultra-indie fatta di eccentricità manifesta, sarcasmo, surrealismo pop. Kid Thing conferma la tendenza nell’illusione probabile di immaginarsi un cinema come “brand”, ritagliato sulle aspettative di un pubblico di hipster molesti. Sydney Aguirre è Annie, ragazzina di dieci anni animata da un violento e anarcoide desiderio di distruggere qualsiasi cosa. Annie prende a calci i coetanei, bersaglia le automobili all’uscita del raccordo autostadale, si inventa ingiuriosi scherzi telefonici, fa esplodere oggetti, frutta, insetti, merde e spara alle carcasse di animali con la pistola ad aria compressa del padre. In un texas rurale ai margini di un territorio martoriato dalle discariche e dal cemento, vive con il padre allevatore, derelitto tra i derelitti in una visione del mondo che gli Zellner prendono in prestito dal cinema di Harmony Korine senza interpretarne il malessere. E’ un teatrino indie-pop quello di Kid Thing, un playground approntato per la violenza distruttiva della Aguirre, straordinaria nel modo in cui in fondo fa a pezzi il set organizzato dai fratelli; dal lollipop gigante spaccato contro la corteccia di un albero alla torta di compleanno della ragazzina paralitica che Annie spappola con una mazza da baseball. In questo senso ci è sembrata davvero molto fragile la tessitura di segni espliciti che si riferiscono ad un’america vista attraverso l’iperrealismo degli oggetti di consumo,  gli Zellner non hanno certo il talento visionario di John McNaughton, tanto da neutralizzare tutte le presenze che circondano Annie in un unico simulacro; se i Trash Humpers di Korine, indossano una maschera ma sono tutt’uno con la putrescenza suburbana, l’umanità degli Zellner non brulica, non si decompone, ma è ipostatizzata in una serie di concetti che hanno una funzione solamente didascalica. La povera donna  caduta dentro ad un pozzo situato nel bosco vicino alla casa di Annie, non solo  permetterà alla ragazzina di esercitare in modo programmatico i ricatti infantili più crudeli ai danni della prigioniera, ma nell’illusione di mostrarci un’immagine riflessa del male servirà agli Zellner come strumento per neutralizzare anche quella vitalissima  mancanza del limite esercitata da Annie stessa, facendola scomparire dentro a quel buco nero; imperdonabile.

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