Hanno presenziato all’incontro con la stampa durante la Berlinale il regista James Marsh e i protagonisti Clive Owen e Andrea Riseborough che hanno parlato fra l’altro dei personaggi, delle implicazioni politiche e di quello che per loro ha significato il particolare periodo storico durante il quale è ambientata la storia.
Clive Owen: «Mac, il mio personaggio, si trova a dover proteggere Colette, interpretata da Andrea. Di quella donna gli importa molto, avverte un legame e si sente responsabile nei suoi confronti. Sono sempre attratto dai personaggi che si trovano a vivere dei conflitti profondi perché sono questi ultimi che generano il dramma.
Quando mi viene proposto un copione lo leggo molto attentamente, e questa storia mi ha attratto fin dal primo momento. Sono un grande fan di James; prima di iniziare le riprese ci siamo parlati a lungo per telefono e molto francamente. È stato facile accettare il progetto, non ho dovuto fare particolari ricerche o indagini per interpretare Mac perché questo script era davvero chiaro e portava tutto su un piano di grande realtà. Io cerco sempre di domandarmi cosa spinge un personaggio a compiere una determinata azione e in questo caso ciò che più di tutto mi ha colpito è che nulla in questa storia è ovvio o prevedibile»
Andrea Riseborough: «Ho cercato di vedere la vicenda con gli occhi di Colette e di entrare nel suo stato d’animo che si trova ad essere caratterizzato dalla paura e dalla solitudine. Lei è totalmente abbandonata a se stessa. Nella sua vita è stata duramente provata dalla scomparsa del fratello e la sua principale intenzione, ciò che la spinge, è il voler proteggere suo figlio.
Io sono nata in Inghilterra e all’epoca dei fatti raccontati nel film ero molto giovane, ma ricordo che avevo la consapevolezza che era qualcosa che geograficamente accadeva vicino a me. Sono stata qua a Berlino lo scorso anno come rising star ed è stata un’esperienza straordinariamente emozionante. Ho conosciuto qua James e questo è un ruolo che ho fortemente voluto ottenere.»
James Marsh :«Shadow Dancer non è propriamente un film politico, ma più che altro uno sguardo sul microcosmo di una famiglia e trovo che sia una nuova ottica attraverso cui vedere questi accadimenti. Non abbiamo voluto inserire troppo elementi politici ma piuttosto concentrarci sulla storia di queste persone.»
A proposito del personaggio di Colette: «Lei è nata durante il conflitto e ne porta con se le ferite. La situazione in Irlanda del Nord ha segnato profondamente la vita delle generazioni nate e cresciute in quel periodo
Tom Bradby, autore sia della sceneggiatura che del romanzo da cui essa è tratta, è uno scrittore e un apprezzato giornalista politico che ha vissuto esperienza diretta di quanto successo in Irlanda trascorrendovi degli anni e documentando il processo di pace, è quindi qualcosa che conosce bene.
Ogni personaggio nella storia è stato accuratamente studiato e abbiamo avuto la fortuna di avere a disposizione un cast di attori eccezionali. Io solitamente sono un documentarista e in questo caso, oltre a prestare una particolare attenzione al modo di girare, ho amato i personaggi e ho cercato di capirli rimanendo però oggettivo.»