Matt Porterfield porta a berlino I Used to Be Darker (anche questo su facebook) film su una giovane donna dell’irlanda del nord chiamata Taryn e costretta a trasferirsi con i suoi parenti nella east coast degli Stati Uniti dopo esser rimasta incinta. Zia Kim e Zio Bill hanno già molti problemi, cercano di affrontare serenamente la fine del loro matrimonio anche per amore della figlia Abby. Il film si muove intorno alle rivelazioni familiari e ad un gruppo di persone che si trovano, si lasciano andare e cercano una prosecuzione alla loro voglia di amare; secondo film per Porterfield, i cui fondi sono stati trovati anche attraverso Kickstarter. Die 727 Tage ohne Karamo dell’austriaca Anja Salomonowitz racconta la situazione dei matrimoni misti in Austria e come lo stato Austriaco spesso si attivi burocraticamente per scoraggiare unioni di questo tipo, un documentario durissimo che racconta come l’uso della legge possa destabilizzare la privacy, il fondamento del diritto e delle relazioni e di come l’amore possa in qualche modo superare una burocrazia Kafkiana, le barriere linguistiche, territoriali e sociali. Al-khoroug lel-nahar è un film egiziano diretto da Hala Lotfy e già visto al festival di San Sebastian; storia di due donne che si prendono cura di un uomo malato. Co-produzione Portogallo Guinea Bissau in prima mondiale quella diretta da João Viana e intitolata A batalha de Tabatô, documentario che rappresenta la situazione presente in Guinea-Bissau, tra l’orrore della guerra e l’esistenza di un villaggio musicale chiamato Tabato, sconosciuto alla maggioranza dei giovani. Il sudafricano Elelwani diretto da Ntshavheni Wa Luruli e prodotto da Florian Schattauer, affronta la collisione tra modernità e tradizione attraverso una versione aggiornata e attraversata da un forte realismo magico, del romanzo di Tshivenda con lo stesso titolo. Elelwani (interpretata dalla bellissima Florence Masebe) deve scendere a patti tra il passaggio alla maturità secondo i dettami di una tradizione rigida e patriarcale e tutte le opportunità che potrebbe ottenere da un nuovo modo di vita che la porterebbe fuori dalle sue radici. Fahtum pandinsoong (Boundary) diretto da Nontawat Numbenchapol è una co-produzione Tailandia / Cambogia presentata in prima mondiale; altra coproduzione, in prima mondiale, è il film di Harry Patramanis (Africa, Grecia), il titolo Fynbos si riferisce ad un tipo di vegetazione che cresce in una piccola cintura della parte più a ovest del Sud Africa; è il primo film di finzione girato da Patramanis e racconta di un uomo d’affari vicino al fallimento che viaggia con la moglie fino a queste zone per affrontare quello che crede sarà l’affare della sua vita; in realtà sarà assorbito dal luogo e arriverà a scoprire elementi della natura che non credeva potessero esistere; Patramanis stesso lo ha definito un esperimento minimalista. Il brasiliano Cesar Oiticia Filho porta un film intitolato Hélio Oiticica, dedicato al noto artista legato all’astrazione geometrica del movimento neo-concretista brasiliano. Di origini Tunisine e stanziato in Francia, dove ha studiato sociologia, Mehdi Ben Attia, è presente a berlino con il suo secondo film a tre anni di distanza da Le Fil. Je ne suis pas mort, interpretato da Mehdi Dehbi, Maria de Medeiros, Emmanuel Salinger racconta di Yacine studente di filosofia politica e proveniente da umili origini. Richard, il suo maestro, lo supporta in modo inaspettato, infatti gli offre di seguirlo e aiutarlo per un corso di aggiornamento per il governo. Ma una notte, Yacine si sveglia in preda ad un attacco di panico; in uno stato di trance si reca verso l’appartamento dell’insegnante per scoprire della sua recente morte. Stranamente sereno cercherà di rassicurare la famiglia in un inquietante transfert dove crede di essere Richard. Tre i film giapponesi, di cui uno in prima mondiale, si tratta di Senzo ni naru (Roots) del documentarista Kaoru Ikeya. Secondo film giapponese presente nella sezione forum è Kujira no machi (The Town of Whales) di Keiko Tsuruoka , già presentato al festival di Busan, è un’opera prima e racconta di due ragazze e un ragazzo durante il loro ultimo anno di liceo mettendo al centro i sentimenti. Sakura namiki no mankai no shita ni (Cold Bloom) di Atsushi Funahashi è il terzo film giapponese presente a Forum 2013 che si inserisce nel contesto post-fukushima raccontando la storia di un’operaia che perde il marito sul lavoro per la disattenzione di un collega. In un contesto che esamina da vicino il mondo del lavoro si sviluppa una vicenda tra rabbia e perdono. In prima mondiale l’italiano Materia oscura, il documentario diretto da Massimo D’Anolfi e Martina Parenti e prodotto dalla Montmorency Film. Presentato con il titolo internazionale di Dark Matter parla di uno spazio di guerra delimitato da un poligono situato nel sud est della Sardegna, quello del Salto di Quirra. Per oltre cinquanta anni i governi di tutto il mondo hanno testato “armi nuove” qui si sovrappone la vita di un paese che vive di pastorizia alla messa in scena di una guerra senza fine. (continua nella pagina successiva…)