domenica, Novembre 17, 2024

Berlinale 2013, Maladies di Carter. L’incontro con la stampa.

jame-franco-maladiesNella sezione panorama del 63 Festival di Berlino  Maladies diretto dall’artista Carter.
Nel film James Franco interpreta un popolare attore di soap opera che è costretto ad abbandonare il set a causa di una malattia mentale. Il protagonista torna a vivere nella sua città natale assieme alla sorella e alla migliore amica. Qui le rispettive malattie si intrecceranno.
Il regista Carter ha dichiarato di aver incontrato Franco attraverso la visual art. La loro prima collaborazione è stata il lungometraggio Erased James Franco, in cui l’attore reinterpretava tutti i film della sua carriera.
Essendo principalmente un visual artist scrivere la sceneggiatura per me è stato molto difficile perché non l’avevo mai fatto – ha spiegato il regista – non ho scritto il film in maniera tradizionale.
Ѐ stato poi chiesto a Carter perché ha dato ai protagonisti i loro nomi reali: Mi confondo facilmente, quindi è stato più facile chiamarli con il loro nome reale, era più personale, in un certo senso era come se fossero  più presenti.
Catherine Keener riguardo al modo in cui è stata coinvolta nel progetto: Io e Carter siamo stati presentati tramite James, conoscevo la loro collaborazione, piuttosto bizzarra. Carter è un’artista incredibile, ma ad essere onesta non so quale sia l’idea del film; inizialmente era per così dire astratto, ora in un certo senso è più contenuto.
Gli attori hanno dichiarato di non aver improvvisato molto su set: Non abbiamo avuto molto tempo – ha spiegato Keener – abbiamo girato per soli 12 giorni. Ci sono alcune scene – ha aggiunto Carter – in cui ho sperimentato molto con James.
Riguardo a come siano cambiati i tempi dagli anni ’60 ad ora, Catherine Keener ha dichiarato: Negli anni ‘60 i problemi erano altri e il film evoca i sentimenti di quegli anni. Le cose sono cambiate, a quel tempo la cosa più stupefacente poteva essere che i Beatles dichiaravano di essere più famosi di Gesù.
L’attrice ha continuato parlando della malattia e della creatività: Ho fatto un film sui senza tetto di Los Angeles. Ho avuto modo di conoscere alcune persone, ad una di loro, che aveva perso i bambini,  era stato chiesto perché non voleva prendere le sue medicine, e lei aveva risposto  che non intendeva curarsi per non perdere la sua creatività.
Ha concluso il produttore Jeff Most: Ho trovato affascinante che i personaggi avessero il desiderio di essere creativi, cercare di capire come vivere con questi handicap, trovare il mondo per far durare qualcosa. Carter in questo film si chiede cosa sia l’arte.

Redazione IE Cinema
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