Nel primo settecento Ludvig Holberg scriveva che il danese era una lingua da usare con i servi, tanto era radicato il feudalesimo nella Danimarca dell’epoca. Questo è il contesto di riferimento che bisogna tenere a mente durante la visione di En Kongelig Affære, film diretto da Nikolaj Arcel prodotto da Zentropa con la produzione esecutiva di Lars Von Trier e in concorso alla Berlinale 62. Il fatto storico alla base del film è abbastanza noto nei paesi scandinavi, avendo ispirato romanzi come “Il medico di corte” dello scrittore svedese Per Olov Enquist: si tratta del caso singolare di Johann Friedrich Struensee, medico tedesco che tra il 1771 e il 1772 si ritrovò a reggere la nazione per conto del re Cristiano VII, applicando per la prima volta una forma di governo illuminata. Resoconto dettagliato e fedele ai fatti storici, il film racconta la vicenda di Struensee (interpretato da Mads Mikkelsen) dal momento in cui diviene medico personale del re di Danimarca, malato, secondo le dicerie popolari, di depressione. Struensee, la cui cultura illuminista rende uomo attento e sensibile, si guadagna la fiducia del sovrano fino ad ottenere la guida del governo. Il medico tedesco riesce così in pochi mesi a trasformare il volto della Danimarca, paese improvvisamente tanto avanzato da guadagnare il plauso di personalità internazionali come Voltaire. Tuttavia, la relazione con la regina Carolina Matilde e l’acerrima opposizione di clero e nobiltà portano il progetto ad un prevedibile fallimento e Struensee alla morte per decapitazione. Pur mantenendo un impianto narrativo di base storiografica, il film di Arcel eccede forse nell’enfatizzazione di alcuni personaggi, come ad esempio Cristiano VII, che nella pellicola si atteggia quasi ad Amleto del III atto, tanto per restare in ambito danese. Eppure il regista ha ragione in conferenza stampa, quando afferma d’essersi stupito che nessuno avesse mai tentato un film su questo argomento. La storia ha infatti tutti gli elementi del dramma: intrighi di corte, giochi di potere, tradimenti, storie d’amore tormentate e un po’ di sangue versato (nonostante Mikkelsen ci avesse abituati a ben altro). Proprio in questo En kongelig Affære differisce da tanti recenti film in costume, come l’altra pellicola in concorso Les Adieux à la Reine: affidandosi ad una riproposizione pedissequa dei fatti accaduti, Arcel realizza un film eccezionalmente coeso e realistico.