Programma ricchissimo nel penultimo giorno del 66esimo Festival di Cannes, dove è stato presentato in concorso La Vènus à la fourrure di Roman Polanski. Tratto dall’omonima pièce teatrale di David Ives, il nuovo film di Polanski mette in scena due personaggi, un regista e un’attrice. Quest’ultima farà di tutto per convincere l’uomo, che è la persona giusta per un ruolo nella sua produzione.
In conferenza stampa erano presenti Roman Polanski, gli interpreti Mathieu Almaric, Emmanuelle Seigner, il compositore Alexandre Desplat e l’autore dell’opera David Ives.
Roman Polanski sui rimandi alla sua filmografia, riscontrabili nel testo di La Vènus à la fourrure : “Non mi ero reso conto delle citazioni agli altri miei film, ma effettivamente mentre giravo le ho trovate ed è stato molto divertente”.
Il regista ha continuato parlando del sentimento di dominio che pervade la storia: “il tema sessista era molto seducente in questo film, ma la gente che mi conosce, sa che non sono così. Quando ho trovato l’opera teatrale, ho voluto adattarla perché l’ho trovata esilarante. Ho ricevuto la play qui a Cannes, lo scorso anno dal mia agente. Ho pensato che se avessi fatto un adattamento, l’avrei ambientata in teatro, perché in Europa, al contrario degli Stati Uniti, le audizioni vengono fatte in teatro. Abbiamo costruito il set, non eravamo in un vero teatro e questo ci ha dato la possibilità di muoverci in libertà. Ho sempre aspirato a realizzare un film con solo due personaggi – ha dichiarato Polanski- il mio primo lavoro, Il Coltello nell’acqua, ne aveva tre. Sapevo che una storia con due personaggi avrebbe rappresentato una sfida, ma io vengo dalla scuola di cinema e agli studenti piacciono questo tipo di difficoltà, anche se io, nel fare questo film, non ne ho trovate. L’unica sfida nella trasposizione è stata non annoiare lo spettatore – ha aggiunto l’autore – avere solo due persone in scena è difficile, tenere la gente nella giusta suspense diventa complicato, ma è stato molto eccitante”.
Gli attori Mathieu Almaric e Emmanuelle Seigner si sono dimostrati entusiasti dei loro ruoli: “Mi è piaciuto interpretare questo personaggio -ha commentato la Seigner- È stato divertente, c’è stato molto lavoro, ma è stato piacevole”.
“Ho letto prima lo script e successivamente l’opera teatrale, mi sono divertito molto, è come nel film, non si sa cosa sia reale e cosa non lo sia” – ha raccontato Almaric.
È stato chiesto a Polanski se il materiale esistente abbia aiutato o meno gli attori ad entrare nel ruolo: “Penso che le ricerche non ci interessino, in realtà ad essere importante è il risultato. Da dove viene il materiale non importa, quando il testo è bello, è piacevole interpretarlo. Le fonti non hanno importanza quando l’attore si trova davanti alla mdp”.
Emmanuelle Seigner sul significato del suo personaggio: “Potrebbe essere vista come una dea della vendetta anche se io non l’ho interpretata così, la vedevo in positivo. In un certo senso si vendica di tutte le attrici perché quello che succede a lei, l’abbiamo sperimentato tutte noi”.
Alexandre Desplat sul suo ruolo di compositore: “Ho letto la sceneggiatura che mi ha dato Roman, non è difficile lavorare con lui, anche se sai che ti chiederà molto, quindi ti convinci a dare il massimo. Amiamo il processo creativo e amiamo lavorare insieme. Roman è molto aperto con i suoi collaboratori, ti permette di andare in una precisa direzione”.
David Ives: “Quando ho scritto l’opera, non sapevo cosa sarebbe successo, tutto è venuto successivamente. Ho iniziato semplicemente con un uomo che aveva bisogno di un’attrice. Non so se la mia sia un’opera sessista, lo deve decidere il pubblico. Posso dire che a NY una donna mentre assisteva alla rappresentazione esultava ogni tre minuti e questo mi fa pensare”.