Tra gli ultimi film presentati in concorso al 66esimo festival di Cannes The Immigrant di James Gray. La pellicola, ambientata nella New York dell’800, narra la storia di Sonya immigrata polacca che, una volta arrivata ad Ellis Island, incontra Bruno, uomo affascinante che la costringe però a prostituirsi.
Presenti in conferenza stampa il regista James Gray, gli interpreti Marion Cotillard e Jeremy Renner; assente Joaquin Phoenix.
James Gray sulla lavorazione del film ad Ellis Island: “Penso che the Immigrant sia uno dei primi film ad esser stato girato nell’isola. Abbiamo potuto girare solo di notte e solamente nella grande hall. Non avevamo molte fonti d’ispirazione, solo una foto. Quindi abbiamo dovuto ricreare tutti gli elementi che c’erano al tempo. La prima volta che sono stato lì era il 1987, è stato bello come turista ne percepivi la storia””.
Marion Cotillard sull’importanza del corpo e della voce nella recitazione: “il linguaggio del corpo e la voce è un tutt’uno, mi piace creare personaggi che abbiano il loro modo di camminare, il loro modo di parlare. Quando devi imparare una lingua diversa, il polacco in questo caso, ti aiuta a creare il personaggio, posizioni la voce in modo diverso. Questo mi aiuta a nel costruire un personaggio diverso da me. Ho dovuto lavorare molto sul polacco, avevo 20 pagine di copione, ed è una lingua molto dura”.
James Gray sull’immigrazione, tema portante del film: “L’immigrazione rende una nazione vibrante. Per esempio a Los Angeles, c’è molto movimento culturale, il mix tra cultura latina e asiatica dona ricchezza alla città. Quando svolgevo ricerche per questo progetto, mi sono concentrato su tutti i gruppi che sono arrivati negli stati uniti, gli irlandesi, gli italiani, ormai sono diventati parte della nostra comunità. Il problema dell’immigrazione pesa sugli Stati Uniti da più di 100 anni; dopo un po’ accetti il fatto che l’immigrazione renda la società dinamica. Vorrei che ci liberassimo dal razzismo e dai pregiudizi. Le persone dovrebbero guardare alla storia per capire il presente”.
James Gray ha continuato parlando dei suoi interpreti: “Per quanto riguarda Marion Cotillard, non avevo visto i suoi film quando l’ho incontrata per la prima volta. Penso che abbia un viso da cinema muto come Lylian Gish o Louise Brooks, la voce rivela già molta emozione, in più ha molta forza. Al contrario, conoscevo il lavoro di Jeremy Renner” – ha spiegato il regista – “Katryn Bigelow è una grande amica, è stata lei a mostrarmi quanto Jeremy fosse bravo. Penso che lui abbia una faccia alla Clark Gable o alla Errol Flynn”.
La Cotillard ha ribadito la grande difficoltà affrontata nell’imparare il polacco: “La sfida più grande è stata sicuramente il polacco, è frustrante non sapere se quello che fai è giusto. La prima volta che mi è successo era in Public Enemy perché Michael Mann voleva che cancellassi il mio accento francese; ho fatto del mio meglio, ma sapevo che sarebbe rimasto. Qui avevo 20 pagine in polacco, quindi è stata la mia sfida più grande. È interessante capire un po’ della cultura e del linguaggio di una terra diversa da qulla dove sei nata, semplicemente mettendo una parola prima dell’altra”.
James Gray sui cambiamenti del titolo: “Quello originale era Low Life, un titolo molto freddo. Lo pensava anche Luc Sante, l’autore del libro da cui è tratto il film. Il titolo non piaceva a nessuno così ho deciso di cambiarlo. In cerca di ispirazione, ho consultato i libri, i film e le opere che amo, hanno tutti titoli molto semplici, così ho deciso di chiamarlo The Immigrant”.