Ѐ stato presentato in concorso al 66esimo Festival di Cannes, Un chateu en Italie di Valeria Bruni tedeschi.
L’attrice, alla terza esperienza dietro la macchina da presa (dopo È più facile per un cammello 2003, Attrici 2007) racconta la storia di una famiglia benestante che va incontro alla rovina.
Hanno preso parte all’incontro con la stampa, la regista, gli interpreti Filippo Timi, Louis Garrel, , le co-sceneggiatrici Noémie Lvovsky e Agnès de Sacy e il produttore Said Ben Said .
Valeria Bruni Tedeschi ha esordito parlando di come in molti suoi film, ricorra il personaggio un po’ impacciato: “Sono impacciata anche io nella vita e credo di amare lo squilibrio. Non ho mai scordato quando a lezione di recitazione ci chiesero di alzarci in piedi e non successe niente, ma quando ci chiesero di alzare un piede questo creò squilibrio. Ciò è molto importante, perché lo squilibrio da vita a qualcosa di speciale”.
La regista ha continuato spiegando la questione tra fede e religione che ha affrontato nella pellicola: “La madre è molto coinvolta dalla fede, è una vera credente, Louise invece era credente, ma ha perso la sua fede. Lo si vedeva in una scena che abbiamo tagliato al montaggio”.
Noémie Lvovsky sulla sceneggiatura: “Ho l’impressione che Valeria stesse cercando di fare una storia con personaggi che si possono incontrare nella vita reale. Io e Valeria abbiamo questo in comune”.
La regista sull’idea che sta all’origine del film: “Spesso il desiderio di fare un film è basato su una scena, avevo scritto una scena su un uomo ed una donna che litigavano, alla fine di quattro pagine si scopriva il motivo del litigio. Questa è la prima scena che ho scritto, poi l’ho mostrata a Noémie e Agnès e partendo da questo abbiamo scritto il film”.
“Io lavoro come un’attrice anche quando scrivo la sceneggiatura” – ha continuato la Bruni Tedeschi– “e dirigo gli attori in base alla mia esperienza di attrice, cercando di dirigerli come vorrei esser diretta io. Quindi anche se faccio la regista, continuo ad essere un’attrice”.
Filippo Timi sul lavoro con Bruni Tedeschi: “Quando ho incontrato Valeria la prima volta mi ha detto -Sei molto diverso, devo cercare un altro attore, non sei giusto-. Ma alla fine abbiamo trovato un modo comune di lavorare insieme. È un’ attrice bravissima, ti spinge verso cose che vorresti vedere, è molto attenta a questo. Se non vai in quella direzione, dice -va bene, ma rifacciamolo- “
Louis Garrel, sulla natura autobiografica del film: “Quando leggo un copione tendo a riconoscermi in qualche personaggio. Con Valeria accade il contrario, mi sono detto, Non sono io! Quando ho visto Le Chameau (È più facile per un cammello), non conoscevo Valeria. L’ho trovato fantastico, ho adorato il gioco di indizi e mi sono chiesto: qual è la sua vita reale, cosa si è inventata? Per molto tempo, i film che non erano almeno un po’ autobiografici, non suscitavano il mio interesse”