Avvolgendolo con estrema cura nella consueta fulgida confezione stilistica, Im Sang-Soo ci consegna un altro spietato ritratto dell’upperclass Coreana, gelido nido di serpi imbellettate e crudeltà inferte a viso aperto e sorridente, rincarando la dose di sesso, denaro e umorismo nero già proposta due anni orsono, proprio sulla croisette, con The Housemaid. I soliti fludi, articolati, sontuosi movimenti di macchina ci accompagnano in ogni angolo della sfarzosa e sconfinata mansione famigliare dei Baek, genia di industriali ricchi fino all’indecenza all’interno della quale sta cercando di farsi strada il bel segretario Young-Jak, che punta a sedurre l’incantevole figlia minore e si presta a lavoretti più o meno legali elettrizato dall’aroma di denaro e potere che aleggia tutto intorno a lui. Le cose non andranno ovviamente nel verso giusto, e Young-Jak si ritroverà impigliato nelle trame della vendicativa, ineffabile e spietata matriarca, in un complesso intrico di denaro riciclato, ricatti sessuali, tentati suicidi, crudele indifferenza verso il destino delle classi inferiori. Il laccatissimo inferno dei lucidi pavimenti neri, champagne a fiumi, rasi eleganti, addominali come nel film precedente, anche in questo caso saranno le scappatelle del capofamiglia ad innescare la tremenda catena di ripicche e colpi bassi che finirà per fare a pezzi l’ipocrita serenità familiare, questa volta con una più smaccata componente tragicomica i cui tempi vengono dettati dall’interpretazione della formidabile Yoon Yeo-Jong, stella tardiva del cinema coreano e irrinunciabile attrice feticcio di Im Sang-Soo. Ma l’accento ridanciano finisce per non giovare ad un film ingessato nella propria sofisticata incapacità di trasmettere un concetto effettivamente meno scontato di “il denaro corrompe, ma l’amore trionfa”. L’affresco sociale rimane un brusio di sottofondo e il film si avvia, tra schermaglie amorose, gag sopra le righe e sottotrame stagnanti, lungo il sentiero dell’opera di puro intrattenimento. Nulla di male, vista anche l’innegabile qualità dei professionisti in campo, ma partito come un noir crepuscolare sul fascino del potere, Taste of Money finisce per risultare un film tremendamente simile ai propri personaggi: danaroso, molto figo e senz’anima.