domenica, Dicembre 22, 2024

Beyond the hills di Cristian Mungiu – Cannes 65, concorso

Fede e amore non stanno dalla stessa parte per Cristian Mungiu che, nel 2007, trionfò sulla Croisette con “4 mesi, 3 settimane e 2 giorni” (Palma d’Oro al 60º Festival di Cannes), storia di un aborto illegale nella Romania di Ceauşescu. In “Beyond the Hills” (Dupa dealuri), presentato quest’anno in concorso, il cineasta rumeno torna a raccontare una storia di donne, un tormentato legame femminile che diventa specchio della condizione di un popolo e incarna la lotta fra valori assoluti. In una societa’ dominata dagli uomini, le donne diventano l’una per l’altra lo scoglio cui ancorarsi. Otilia e Gabita, le protagoniste di “4 mesi, 3 settimane e 2 giorni”, insieme progettavano quell’aborto considerato necessario per non chiudersi le porte della societa’. Alina e Voichita, le giovani al centro di “Beyond the Hills”, cresciute insieme in un orfanotrofio della campagna moldava, si ritrovano, dopo una lunga separazione, in un monastero ortodosso. Alina, trasferitasi in Germania per lavorare come cameriera, torna in patria soltanto per la compagna, l’unica persona che abbia mai amato, per convincerla a lasciare il paese per una vita insieme. Voichita nel frattempo ha trovato Dio, cui si e’ dedicata con assoluta devozione, plasmata nella mente e nel cuore dal prete che regge con inamovibile fermezza le sorti del monastero. Incredula di fronte a una cosi’ radicale conversione, Alina cerchera’ con tutte le proprie forze di strappare l’amica all’esistenza cui si e’ votata, ma finira’ per essere sopraffatta dalla violenza di una fede che sconfina nel fanatismo. Mungiu sviluppa il soggetto a partire da una vicenda di cronaca avvenuta nel 2005 in Moldovia: una ragazza sottoposta a un esorcismo secondo il rituale di San Basilio, mori’ nel giro di pochi giorni. La base per la sceneggiatura sono due “non-fiction novels” che la giornalista della BBC Tatiana Niculescu Bran costruì a partire dall’analisi dei dati emersi nel corso delle indagini. Il viaggio di Alina alla ricerca di un posto che l’accolga è un’incursione nella Moldavia rurale, ancora in bilico fra scienza e superstizione, in un paesaggio scabro, dominato dai grigi e dai marroni. Un cinema ieratico, fatto di dibattiti incalzanti e di silenzi prolungati, lunghi piani sequenza con camera fissa che accolgono i contendenti di profilo, nella medesima inquadratura. Alina è sola contro tutti: il prete che disprezza ogni germe di cambiamento; le suore, tanto devote da confondersi l’una con l’altra; e perfino Voichita, ormai incapace di comprendere che cosa turba il cuore dell’amica. “Senza Dio, si e’ sempre soli”, sentenzia il prete dittatore, senza rendersi conto di trovarsi immerso in un paesaggio della solitudine in cui fede e amore sono incapaci di dialogare. Educazione, liberta’, incapacità dell’individuio di interagire con il proprio tempo sono i temi che ruotano in una pellicola dai ritmi rallentati, lungo preludio al sacrificio che si consumerà nel finale, in cui i santi si trasformeranno in torturatori e la chiesa in un calvario.

Sofia Bonicalzi
Sofia Bonicalzi
Sofia Bonicalzi è nata a Milano nel 1987. Laureatasi in filosofia nel 2009 è da sempre grande appassionata di cinema e di letteratura. Dal 2010, in seguito alla partecipazione a workshop e seminari, collabora con alcune testate on line.

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