L’inquadratura che fa da colonna portante del film frontale rispetto agli occhi rivolti oltre la camera e spalancati di stupore del soggetto, perlopiù un adolescente alle prese con qualcosa di piú grande di lui, tratto stilistico tipico delle avventure di formazione adolescenziale e in particolare del cinema di Spielberg, che del genere ha saputo essere innovatore e maestro. Solo che la forza di ció che si scopre nascosto nel controcampo di quello sguardo, nel film di Nichols, risulta essere poco evocativo e in definitiva sopravvalutato dalle intenzioni del regista. I personaggi femminili risultano infedeli o dal giudizio eccessivamente severo verso i propri uomini, mentre lo stesso personaggio di Mud (terzo ruolo consecutivo da torbido redneck per McCounaghey dopo Killer Joe e Paper Boy) gode di una pretesa empatia da parte nel pubblico e dei personaggi dovuta ad una improbabile e approssimativa caratterizzazione di generoso povero cristo, mantenendo intatta la simpatia dello sguardo spettatorial anche nel finale nonostante sia in effetti un assassino impunito e causa di rischi e disagi per tanti intorno a lui. In definitiva Nichols, che con il precedente Take Shelter (recensito da questa parte su indie-eye) si era guadagnato la stima dell’establishment indipendente americano, confeziona con Mud un prodotto che promette più di quello che mantiene, imbastendo una tensione e un’atmosfera interessante nella prima metà e ripiegandosi in seguito su uno svolgimento semplicistico e antiproblematico che lo riavvicina a più frusti prodotti americani per ragazzi.