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Cannes 65 – Concorso – Vous n’avez encore rien vu di Alain Resnais (Francia, 2012)

L’ultima pellicola di Alain Resnais, maestro del cinema francese inspiegabilmente digiuno di Palme d’Oro, appare di difficile catalogazione. Sulla Croisette, dopo la proiezione per la stampa (Concorso), c’è chi ha gridato al capolavoro, considerando “Vous N’Avez Encore Rien Vu” la summa ideale dei suoi oltre cinquant’anni di cinema, e chi ha preferito interpretare la pellicola come una sorta di ripiegamento su stilemi e intellettualismi che sanno piuttosto di déjà vu, come un’opera fredda e artificiosa di un cineasta che non riesce ad andare oltre i propri miti. Circondandosi dei propri attori feticcio e degli interpreti più noti del panorama d’oltralpe (fra i quali Sabine Azema, Pierre Arditi, Anne Consigny, Michel Piccoli, Lambert Wilson), il fratello maggiore della Nouvelle Vague costruisce un palinsesto che mescola il cinema con il teatro e ha il sapore di un testamento spirituale. Un gruppo di attori (ognuno nella parte di se stesso) è invitato da un notaio ha raggiungere la villa di Antoine d’Anthac (Denis Podalydes), drammaturgo deceduto pochi giorni prima. Dopo un prologo in stile “Invito a Cena con Delitto”, agli amici di Antoine è rivolta una bizzarra richiesta. A porgerla è direttamente il morto, attraverso un video realizzato pochi giorni prima della fine: agli attori che, in quegli stessi ruoli, si sono avvicendati sul palcoscenico toccherà valutare le prove generali di una giovane compagnia che vorrebbe rappresentare “L’Euridice”, scritta anni prima da Antoine. Quando la visione comincia, gli attori seduti in soggiorno non resistono alla tentazione, ricominciano a recitare, si alternano nelle parti che li hanno resi grandi, rubando la scena alle figure che si agitano dentro lo schermo. Alain Resnais realizza la sua personale versione del mito di Orfeo come una meditazione sull’arte e sui suoi limiti, sul confine labile fra realtà, interpretazione e sogno. “Come sembrano strani loro”, dice un’attrice che guarda stupita gli scambi fra i personaggi dello schermo, gli interpreti confinati in uno spazio di pura finzione, progressivamente sopraffatti dalle figure “in carne e ossa” che con naturalezza prendono il loro posto. Antoine chiede agli amici se sul palco (e nel mondo) c’è ancora spazio per un mito sull’amore, la morte, il sacrificio e l’arte elevata a potenza assoluta. Pierre Arditi e Sabine Azéma, Lambert Wilson e Anne Consigny si danno il cambio nelle parti di Orfeo ed Euridice, i tragici amanti di Jean Anouilh che trasformeranno la morte in un’eternità condivisa. “Vous N’Avez Encore Rien Vu” è anche (come “Hiroshima Mon Amour” o “L’Anno scorso a Marienbad”)  un film sulla memoria, sul passaggio fra le diverse stratificazioni del conscio e dell’inconscio, ma (come “Parole, Parole, Parole”) è anche un gioco, uno scambio fra realtà e messinscena, fra realtà e la sua trasfigurazione. Quando il sipario si chiude, gli attori gridano in coro un “Sì” alla domanda di Antoine ma, come scopriremo di lì a poco, i coup de theatre non si sono ancora conclusi.

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