martedì, Novembre 5, 2024

Student di Darezhan Omirbayev – Cannes 65 – un certain regard

“Se proprio devo bere, meglio bere fino in fondo”, mormora Raskòlnikov prima di entrare nel commissariato dove e’ deciso a dettare la propria confessione. Fra noi e Fedor Dostoevskij si sono insinuati la Rivoluzione Russa e l’esposione globale del capitalismo, i piani quinquennali e la riconversione delle provincie sovietiche al libero mercato. “Student“, presentato al Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard, rilegge “Delitto e castigo” in chiave contemporanea, interpretandolo alla luce delle ideologie che si sono passate il testimone nella contemporaneita’, plasmando i destini dei singoli e delle collettivita’ politicamente organizzate. Mantenendone pressoche’ inalterato il tono morale, il kazako Darezhan Omirbayev guarda all’intreccio della classico della letteratura russa come a uno schema allegorico, una lente attraverso la quale rileggere le dinamiche che agitano il conflitto di classe e la guerra interiore che sorge fra il cuore e la mente dell’uomo. Uno studente in bolletta non ha i soldi per pagare l’affitto; si procura una pistola e uccide un negoziante e una giovane donna che sta facendo la spesa; fugge con il malloppo e torna alla vita di sempre, finche’ la sua coscienza non gli imporra’ di costituirsi. L’unica che rimarra’ al suo fianco sara’ una giovane priva della parola, che aveva accolto attonita la sua prima confessione. Lezione universitaria: il capitalismo consente all’uomo di cogliere le proprie energie migliori; come nel regno animale, solo il piu’ forte e’ in grado di sopravvivere, ma a tutti e’ offerta un’opportunita’ per giocare le proprie carte. “E’ quindi lecito perfino sopprimere il proprio rivale?”, domanda un ragazzo dalle prime file. Nessuno risponde. “Student” e’ al tempo stesso un film sulla difficolta’ di comunicare, di superare le barriere generazionali e di censo che si instaurano fra i membri della medesima comunita’. Lo studente confessa all’amica di aver ucciso non per soldi, ma per affermare se stesso come uomo, per lasciare una traccia in un mondo che sembra sordo ai a ogni richiamo. All’inizio un ragazzo e’ malmenato per aver rovesciato una tazza di the caldo sul vestito rosso scarlatto della moglie di un potente banchiere; un regista, accusato da una giovane giornalista di aver ritratto in modo falsato e ipocrita lo stile di vita dei suoi coetanei, risponde di non aver interesse a scavare oltre la superficie, ma solo a rallegrare il suo pubblico; una donna non puo’ acquistare quanto le serve perche’ ogni credito le e’ negato; il protagonista, tormentato da sogni e visioni, si ritrova pressoche’ solo con il proprio fardello, condividendo i propri pensieri piu’ profondi con l’unica figura che non puo’ fare altro che ascoltare in silenzio. La luce naturalistica, l’andamento lineare e la dilatazione dei tempi restituiscono l’immagine di una condizione di immodificabile disagio esistenziale, incarnato nel volto impenetrabile dello studente.

Sofia Bonicalzi
Sofia Bonicalzi
Sofia Bonicalzi è nata a Milano nel 1987. Laureatasi in filosofia nel 2009 è da sempre grande appassionata di cinema e di letteratura. Dal 2010, in seguito alla partecipazione a workshop e seminari, collabora con alcune testate on line.

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