domenica, Novembre 17, 2024

Cloud Atlas di Andy e Lana Wachowski & Tom Tykwer (USA – Germania – Hong Kong – Singapore – 2012)

Cloud-Atlas_copertina  I believe there is a another world waiting for us, Sixsmith. A better world. And I’ll be waiting for you there. Questa frase, pronunciata dal giovane compositore Robert Frobisher poco prima di suicidarsi ben sintetizza i due temi principali di Cloud Atlas, il nuovo film dei Wachowski Brothers (Matrix, Speed Racer) codiretto insieme a Tom Tykwer (Lola corre, Profumo – Storia di un assassino) in uscita nelle sale italiane il 10 gennaio.
Il lavoro, tratto dall’omonimo romanzo di David Mitchell, bestseller pubblicato nel 2004 e apparso in Italia nel 2005 col titolo: L’atlante delle nuvole, si sviluppa infatti intorno a due tematiche: la prima è quella della rapporto tra carnefice e vittima, la seconda è quella della reincarnazione. Entrambe non vengono isolate, bensì interrelate tra loro, dando forma a una domanda per niente scontata: posta l’esistenza di un carnefice e di una sua vittima in un dato momento storico, in che maniera si sviluppa la loro interazione nell’arco di susseguenti reincarnazioni, regolate tra loro secondo le leggi del karma?
Su un piano narrativo, questa problematica di carattere decisamente filosofico prende la forma di un racconto filmico organizzato intorno a sei storie, differenti tra loro per stile, genere e ambientazione, girate per metà dai Wachowski Brothers e per metà da Tom Tykwer, con gli interpreti che, grazie alla magia del make-up e a comprovate doti attoriali, passano, in ogni storia, di ruolo in ruolo – in alcuni casi, anche di sesso in sesso.
Un vecchio di nome Zachry (Tom Hanks) iniza a narrare a un gruppo di persone raccoltesi intorno a un fuoco una lunga storia, i cui protagonisti si muovono in periodi storici assai differenti. Nel 1849, Adam Ewing, avvocato del sud degli Stati Uniti impegnato in un viaggio di lavoro in Australia (Jim Sturgess), stringe amicizia con il dr. Henry Goose (Hanks), ambiguo medico inglese , e Autua (David Gyasi), uno schiavo Maori in fuga. (Titolo originale dell’episodio: The Pacific Journal of Adam Ewing, regia: Wachowski).
Nel 1936, il giovane Robert Frobisher (Ben Wishaw) diviene assistente di un noto compositore dell’epoca, Vyvyan Ayrs (Jim Broadbent). (Titolo originale dell’episodio: Letters from Zedelghem, regia: Tykwer)
Nel 1970, una giornalista alle prime armi (Halle Barry) vuole svelare e sventare un complotto che coinvolge Lloyd Hooks (Hugh Grant), a capo di una centrale nucleare californiana. (Titolo originale dell’episodio: Half Lives: The First Luisa Rey Mystery, regia: Tykwer)
Nel 2012, Timothy Candevish (Broadbent) un editore di libri abbandonato dalla sua buona stella, sottraendosi a pericolosi criminali e a un tranello tesogli dal fratello Denholme (Grant), deve tirare le somme della sua vita e decidersi per una nuova strada. (Titolo originale dell’episodio: The Ghastly Ordeal of Timothy Cavendish, regia: Tykwer)
Nel 2144, nella metropoli futuristica di Neo Seoul, nasce una storia d’amore tra una schiava-clone, Sonmi-351 (Doona Bae), e il terrorista Hae-Joo Chang che le ha salvato la vita (Sturgess). (Titolo originale dell’episodio: An Orison of Sonmi-451, regia: Wachowski)
Infine, nel 24. secolo, in una data imprecisata, Zachry (Hanks, il ‘narratore’ della cornice narrativa che introduce il film), membro di una tribù stanziata su un pianeta simile alla Terra, su cui regna una sorta di era preistorica post-atomica, aiuta una scienziata proveniente dallo spazio (Berry) in una ricerca che porterà a una scoperta in grado di capovolgere le sorti di ciò che resta dell’umanità. (Titolo originale dell’episodio: Sloosha’s Crossin’ an’ Ev’rythin’ After, regia: Wachowski)
Nonostante su un piano narrativo le vicende siano tra loro del tutto indipendenti, sono presenti due elementi apparentemente accessori che si ritrovano, come in filigrana, in tutte le storie e che contribuiscono a motivare, a livello profondo, le azioni dei protagonisti. Il primo consiste nel fatto che ogni racconto diviene una storia letta o, più in generale, fruita mediaticamente dal personaggio protagonista del racconto successivo; il secondo si concretizza nella circostanza che ciascun protagonista ha, fin dalla nascita, un neo a forma di cometa. Entrambi gli elementi servono, da un lato, a seguire le reincarnazioni del giovane Adam Ewing che, storia dopo storia, giunge infine ad essere il vecchio Zachry, saggio depositario di tutte le narrazioni presentate; e, dall’altro, a motivare alcuni personaggi nel compiere azioni irrazionali che sono inspiegabili in un quadro logico-narrativo tradizionale e imprimono alla storia risvolti inediti.
Se su un piano tematico e narrativo Cloud Atlas ‘eredita’ le virtù del lavoro letterario da cui è tratto, sul piano cinematografico emergono tutte le debolezze di un film decisamente appiattito su una banalizzazione cartolinistica dei generi che integra al suo interno.
Se questo di suo non bastasse, il film è soffocato da un montaggio che, passando immotivatamente da una vicenda all’altra quasi ogni tre minuti, rende di difficile leggibilità le storie. Ciò non solo annulla lo spannung che anima il libro, costruito a tale riguardo assai diversamente; per dirla con Sonmi-351, Our lives are not our own. We are bound to others. Past and present. And by each crime; and every kindness we birth our future: questa legge karmica dovrebbe valere anche per il montaggio.
Nonostante le interessanti premesse e l’ottimo cast, Cloud Atlas si rivela un film mediocre per via della sceneggiatura debole, per la sua rilettura quasi turistica del cinema di genere e per un montaggio completamente slegato dalla logica narrativa e cinematografica sottintese dal film medesimo.

Christian Del Monte
Christian Del Monte
Christian Del Monte (Matera, 1975) è scrittore e fotografo. Sue passioni: cinema, linguaggi visivi, storiografia, caos

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