La conferenza stampa di Beyond the hills, il film Rumeno in concorso a Cannes 65, qui recensito, si è aperta con una domanda al regista Cristian Mungiu a proposito del tema, ricorrente nel suo cinema, sulla profonda amicizia fra due giovani donne: «Non paragonerei questo film a 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni perché in questo caso ho cercato di fare un lavoro di gran lungo diverso. Credo sia importante guardare questo film con occhi nuovi senza condizionamenti da quello che è stato in precedenza, perché specialmente i personaggi che racconto sono diversi. È stata la storia ad interessarmi come prima cosa e non le implicazioni riguardanti l’amicizia, credo sia piuttosto un film sulle diverse forme dell’amore, su ciò che le persone sono portate a fare nel nome di esso e sulle scelte. Sul tentativo ed il desiderio di aiutare qualcuno che si ama.»
Mungiu spiega anche come ha lavorato con Oleg Mutu, direttore di una fotografia pittorica e particolare : «Collaboro con lui da quando eravamo due studenti, siamo amici da molto tempo e non ho mai bisogno di spiegargli troppo. Oleg, oltre ad essere un eccellente direttore della fotografia è anche un grande cameramen, è in grado di seguire i personaggi nel corso di una scena per diversi minuti in un modo unico e davvero particolare che caratterizza il suo lavoro. 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni era molto più formale da questo punto di vista, in questo caso siamo stati molto più liberi di sperimentare azione ed energia in ogni scena.»
Sul tema della religione e della colpa continua: «Ovviamente nel film ci sono delle vittime, ma non si tenta di identificare un colpevole. L’attenzione è spostata sul genere di educazione che hanno avuto le due ragazze e sulla riflessione sulle scelte che hanno compiuto in seguito. Poi chi sia realmente il salvatore e chi il salvato cambia in base ai punti di vista. Attraverso questo ho voluto lanciare una sfida allo spettatore a formarsi un’opinione senza per forza giudicare nessuno.»
Cristina Flutur che in Beyond The Hills interpreta Alina: «Dopo aver letto la prima volta il copione ho subito capito che sarebbe stata un sfida, la cosa ammetto che mi ha un po’ spaventata ma Cristian mi ha guidata fin dall’inizio. Il momento più delicato è stato quello in cui Voichita (Cosmina Stratan) dice “no, non vengo con te” e il mio personaggio ha paura di cadere vittima in una spirale senza uscita. Da quel momento in avanti tutto si è fatto molto più complicato per me »
Cosmina Stratan giornalista prestata al cinema: «A me è capitata una cosa singolare: dopo una prima lettura sentivo molta più simpatia per tutti gli altri personaggi femminili della storia, specialmente verso Alina che è una ragazza libera e coraggiosa, che verso il mio. Cristian mi ha aiutato a capire meglio Voichita e a renderla man mano più vicina a me. Il momento più difficile è stato girare l’ultima scena ovvero il momento nel quale il mio personaggio scopre che Alina è morta, e si rende conto che qualcosa è cambiato e non ritornerà più come prima. Un momento di crescita traumatico.»
Dana Tapalaga, la madre superiora del convento: «Quello con il regista e tutto il resto del cast è stato un incontro straordinario ed una vera gioia. Ovviamente il soggetto del film tira in ballo una questione molto seria, di grande responsabilità specialmente per me che sono cristiana praticante. È qualcosa che mi ha davvero commossa. Ci sono state poi delle difficoltà più pratiche durante le riprese date da un freddo fortissimo, ma abbiamo tenuto duro lavorando in team.»
Valeriu Andriuta, il prete: «Ho costruito la mia interpretazione partendo dal copione e studiando attentamente tutti i dettagli e le sfumature per farli piano piano sempre più miei e caratterizzare il personaggio. Tutto questo ovviamente sotto la supervisione di Cristian.»
Cristian Mungiu si è anche soffermato su una riflessione che riguarda il modo nel quale le sue opere sono percepite in Romania «Il mio cinema è apprezzato, onorato e riconosciuto qua, mentre in Romania sono i film mainstream americani che la gente va a vedere, forse ancora non si è affermato il concetto di un cinema che non sia solo puro intrattenimento. I miei film in patria hanno un pubblico ridotto e pochi distributori e soprattutto non c’è l’educazione all’apprezzare questo tipo di opere. In realtà Beyond the hills rispecchia i valori che hanno e le scelte che fanno le persone in Romania oggi e questo perché mostrare come i personaggi reagiscono rispetto alla società un cui vivono è un tema che da sempre mi sta molto a cuore.»