La pellicola, storia dell’amicizia tra Ernest, un orso che sogna di diventare musicista, e Celestine, una topolina che da grande non vuole fare la dentista, è ispirata all’omonima serie di libri disegnata da Gabrielle Vincent, artista belga scomparsa nel 2000. La genesi del film è stata travagliata, come rivela lo stesso Pennac: «Io e Gabrielle avevamo instaurato un’amicizia epistolare durata per una decina d’anni. Lei si opponeva alla trasposizione dei suoi lavori, ma nel 2008 l’editore ha venduto i diritti e il produttore Daniel Brunner li comprò con l’intenzione di modificare leggermente i toni della storia. Pensò a me e quando gli spiegai che conoscevo bene i personaggi, trovammo entrambi divertente l’idea di farli uscire da un ambiente cupo per portarli verso il clima idilliaco dei disegni di Gabrielle.»
Riguardo al rapporto tra gli album e il film, Pennac racconta: «Gli album di Ernest e Celestine mi piacciono perché parlano in qualche modo del rapporto che ho con mia figlia e in generale dei momenti di convivenza tra adulti e bambini. Mi accorsi che era impossibile ridurre un simile mondo; io volevo raccontare una storia che valorizzasse quel paradiso e per far questo dovevo far uscire i personaggi da un inferno. Dunque ho lavorato proprio lì, nel tentativo di immaginare due universi antitetici, luoghi da cui si sognerebbe di evadere. Dei lavori di Gabrielle sono rimaste la sobrietà e la sensibilità che le permisero di raggiungere una fama internazionale. Io invece ho cercato di aggiungere un pizzico di brivido e crudeltà, perché la paura è la vera passione della mia vita: tutte le cose peggiori che ci capitano scaturiscono proprio da lì. In questo senso Ernest e Celestine provengono entrambi da un universo cupo e tentano di costruirsi un’oasi di pace.»
A colpire nel film sono le scelte di animazione, come dice lo scrittore: «Sono rimasto stupito dal lavoro di Benjamin Renner. Il film è una celebrazione del disegno di Gabrielle, all’interno del quale non vengono raccontate storie classiche, ma piccoli pezzi di vita. Le animazioni riproducono pochi dettagli essenziali con un tocco di umorismo e colore tipicamente belga, in modo tale che lo spettatore possa apprezzare a pieno il gusto del disegno.»
A proposito del lavoro sulla sceneggiatura: «Il lavoro di sceneggiatore è una specie di alchimia in cui l’autore, soprattutto se è un romanziere, deve trovare le immagini in grado di sostituire interi paragrafi di un romanzo. In questo lavoro ho operato una sorta di stratificazione della lingua tra parole e immagini. Mi ha stupito una situazione in particolare: una volta ho letto il racconto ai miei assistenti e ricordo che apparentemente non reagivano o scrivevano nulla; poi ho visto i loro appunti e mi sono accorto che avevano tradotto le parole direttamente in disegni.»
Interviene Claudio Bisio, che nella versione italiana ha prestato la voce ai due protagonisti insieme ad Alba Rohrwacher: «Con Pennac ci conosciamo da anni, grazie anche all’esperienza teatrale con Giorgio Gallione. Conosco l’opera omnia di Daniel e trovo dei punti in comune tra questa storia e, ad esempio, la saga di Malaussène, dove i personaggi formano famiglie elettive e si scelgono tra di loro andando contro la volontà altrui.»
Circa la sua esperienza da doppiatore Bisio racconta: «Uscito dalla scuola del Piccolo Teatro intorno al 1981 tentai subito la strada del doppiaggio ma non ne ero convinto . Poi negli ultimi anni è arrivata l’esperienza de L’era glaciale, con il personaggio di Sid che è stata una fatica pazzesca. Questa volta invece la mia voce coincide con quella del personaggio, forse perché la mia personalità combacia più con quella di Ernest e mi piaceva il fatto di poter essere me stesso anche in sala di doppiaggio.»
Per finire scambio di battute tra Pennac e Bisio circa un’altra possibile collaborazione. L’attore ricorda: «Avrei voluto portare il Paradiso degli Orchi al cinema e vorrei ancora, ma anche Daniel conviene con me che non sarebbe un’impresa semplice dal momento che non vorrei deluderlo; ci vorrebbe quasi un nuovo Fellini.» La risposta di Pennac: «I registi traducono in immagini, ma non so se sono le immagini giuste, per questo i film sono spesso catastrofici; ad esempio ora un ragazzo di 25 anni in Francia ha trasposto il Paradiso degli Orchi e mi è piaciuto molto. I giovani registi ragionano direttamente in immagini e bisogna premiare il loro talento.»