martedì, Novembre 19, 2024

Gianni Canova, una conversazione su 10 anni di Cinema Italiano

Recentemente alcuni registi italiani hanno dato vita ad una polemica a proposito della scarsa esportabilità del cinema italiano, ancora legato, a parere di alcuni, a meccanismi collaudati ma troppo antiquati. Nell’introduzione al suo libro, lei parla dell’incapacità di registi e produttori di esplorare nuovi linguaggi dal punto di vista sia tecnologico che contenutistico, del timore di aprirsi a generi e influssi che si allontanino troppo da quella rincorsa al verosimile che finisce per trasferire al cinema schemi e modelli tipicamente televisivi. Secondo lei la debolezza del nostro cinema sta in quelli che dovrebbero funzionare come elementi di supporto (dalla produzione alla critica) o vi è comunque un’effettiva povertà di contenuti e di linguaggi?

Andrea Caccia  - Vedo ZeroTendo ad escludere quest’ultimo elemento. Mi preme invece sottolineare una delle debolezze che sintetizzavi, ovvero la scarsissima attenzione alla dimensione comunicativa. Nei paesi occidentali, in primis negli Stati Uniti, se un film costa 100 si investe altrettanto per la promozione. In Italia questo tipo di investimenti sono scarsissimi e avvengono sempre sulla base di modalità stereotipate, mentre coloro che hanno utilizzato mezzi nuovi sono stati premiati da risultati lusinghieri (penso per esempio a un film come ‘Notte prima degli esami’). Il cinema italiano inoltre teme la rete, nutre diffidenza, propone siti scarsamente navigabili e dotati di poco appealing. Si fatica a prendere coscienza del fatto che tali strumenti sono necessari per intercettare il pubblico, mentre ormai le semplice recensioni su quotidiani, per non parlare delle pagine dedicate al gossip, hanno pochissimo rilievo nell’orientare i gusti del pubblico. Da noi sarebbe impensabile un film come’Redacted’ di De Palma, e ciò si deve in gran parte alla scarsa propensione al rischio e alla sperimentazione che affliggono l’industria italiana. A questo si accompagna la cronica mancanza di attenzione dei media a quanto di nuovo si produce in ambito cinematografico: cito il caso ‘Vedo zero’, film realizzato dal giovane regista milanese Andrea Caccia, che ha distribuito 75 cellulari fra i ragazzi delle scuole lombarde invitandoli a tenere una sorta di video diario. Si tratta di un’operazione complessa, che meriterebbe un’attenzione che nessuno sembra disposto a dargli. Mereghetti gli ha dedicato un articolo dopo averlo visto, ma in generale si dovrebbe uscire lo dalla logica miope che propone solo gossip a buon mercato a lettori e spettatori. Io credo ci sia anche un’altra Italia e un altro pubblico.

Lei ha sottolineato come uno dei limiti del meccanismo produttivo italiano sia quello di essere ancora legato a schemi ormai antiquati e di non essere in grado di sostenere il film con un’adeguata strategia di merchandising. Mi chiedo però se muoversi in questa direzione non finirebbe per togliere ogni spazio a film di elevato interesse culturale, ma di scarso rilievo commerciale (penso a opere come ‘Il dono’ o ‘ Case sparse: visioni di case che crollano’ di Celati. Pur con notevoli eccezioni, in cui strategie di lancio particolari hanno favorito l’approdo al pubblico di film altrimenti destinati a pochi, e penso ad esempio a ‘il vento fa il suo giro’ o a ‘Un’ora sola ti vorrei’). Oppure, come sosteneva poco fa, bisognerebbe avere più fiducia nella capacità del pubblico di accogliere prodotti diversi?

Assolutamente sì. Io ho grande fiducia nel pubblico italiano, che continua ad andare al cinema, nonostante tutto. Inoltre la capacità di essere comunicativi non è legata a questioni di budget; i nuovi media consentono anche a film a basso costo e a produzioni legate ad una scarsa disponibilità economica di allestire processi di comunicazione di grande efficacia, che si basano sul meccanismo di diffusione orizzontale delle informazioni proprio della rete. Il problema si pone piuttosto sul piano culturale, ed è legato ad una forma mentis ormai antiquata. (continua a pagina 4…)

Sofia Bonicalzi
Sofia Bonicalzi
Sofia Bonicalzi è nata a Milano nel 1987. Laureatasi in filosofia nel 2009 è da sempre grande appassionata di cinema e di letteratura. Dal 2010, in seguito alla partecipazione a workshop e seminari, collabora con alcune testate on line.

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