lunedì, Novembre 18, 2024

Giustizia Privata di F. Gary Gray: la recensione

Law Abiding Citizen, il primo prodotto della Evil Twins di Alan Siegel e Gerard Butler,  scritto da Kurt Wimmer (Equilibrium e Ultraviolet come regista, Street Kings e l’imminente Salt di P. Noyce come sceneggiatore) interpretato dallo stesso Butler insieme ad un ottimo Jamie Foxx e diretto da uno specialista come F. Gary Gray, contrae (letteralmente) gli stimoli di certo cinema anni ’80 in un sorprendente esperimento che ha la durezza dei Siegel, dei Pekimpah e dei Frankenheimer più politici e iper-reali. La dinamica seriale del cittadino che si ribella si trasforma in un palindromo allucinato penetrando direttamente il sistema giudiziario Statunitense costretto a flettere su se stesso.

Più di un saggio di fantapolitica, il film di Gray ci è sembrato davvero una sovrapposizione realistica, perversa e assolutamente geniale di quel desiderio di morte isolazionista e giustizialista del vendicatore, sul cuore più nero della giurisprudenza contemporanea.

Clyde Shelton è costretto ad assistere impotente al massacro della famiglia, un patteggiamento del suo avvocato con la difesa dell’assassino consentirà l’esecuzione del meno pericoloso dei due e il rilascio del killer per un’assenza di prove concrete. Shelton ci metterà dieci anni per mettere a punto una vendetta su vasta scala che colpirà al cuore l’assetto stesso del sistema giudiziario Statunitense.

La forma del revenge movie tradizionale viene liquidata nei primi venti minuti in un esempio di cinema ad orologeria dalle coordinate paranoidi, uno dei tanti depistaggi di un film glaciale e chirurgico che disseziona progressivamente i paradossi del sistema, come se quella relazione tra legalità e male desunta dagli abissi del cinema “nero” e che ha attraversato un ventennio di intimità pericolosa tra legge e menti criminali (Manhunter, Il silenzio degli Innocenti, Se7en) fosse trasferita dall’anima ad un livello politicamente più vasto, nei luoghi dove il male ha ormai sedimentato le sue radici.

Quella di Shelton, personaggio molto più complesso di una semplice vittima, è l’immagine di un’America che collassa su se stessa, un circuito chiuso che riproduce lo spettacolo della morte in un teatro senza fondo, dove le aperture, le finestre scopiche e gli specchi vengono normalizzati nella funzionalità diegetica del ritmo; dal doppio teatro di uno spettacolo per famiglie messo accanto a quello altrettanto “quotidiano” di un’esecuzione capitale, fino al DVD sullo smembramento di Clarence Darby (Chrsitian Stolte) che viene recapitato alla famiglia dell’avvocato Nick Rice (Jamie Foxx).

Vero e proprio cuore nero del sistema Shelton mette in pratica quello che il suo paese gli ha insegnato attraverso una conoscenza specifica del codice, spingendo la proliferazione del crimine sul limite in cui questo arriva a confondersi con le leggi di uno stato democratico.

Per altre strade e attraverso un cinema granitico Law Abiding Citizen nasconde la stessa disperazione dell’ultimo film di Jacques Audiard tradotta anche in termini visivo-spaziali; lo scambio vertiginoso tra dentro e fuori che Audiard filma con rigore antropologico, Gray lo affida ad una visionarietà tutta Americana per le fughe, le aperture, i tunnel sotterranei, l’ipertrofia degli sguardi di sorveglianza, vere e proprie macchine senza soggetto, i dispositivi nanotecnologici, la con-fusione tra sguardo reale e occhio virtuale, la guerra invisibile che separa la morte dal carnefice e disincarna lo sguardo soggettivo; davvero un cinema di visioni extra-ordinarie.

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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