Dopo la dimenticabilissima parentesi targata Dan Brown (intervallata da Frost/Nixon – il duello) il regista premio Oscar Ron Howard, ex adolescente lucasiano e poi Richie Cunningham in Happy Days, ritorna finalmente alla commedia con Il dilemma. In una intervista recente, il regista ha criticato l’eccessivo provincialismo dell’ultima commedia americana, ed ha invitato a riscoprire la lezione dei maestri della Golden Age hollywoodiana, da Wilder a Cukor, che sapevano far ridere ed al contempo riflettere. A suo dire, Il dilemma può considerarsi una “sfida” al pubblico attraverso i temi universali dell’infedeltà e della fiducia verso coloro a cui si tiene di più. Quanto ci vuole per conoscere davvero una persona? E’ l’interrogativo sui cui si apre la pellicola. E poi, il dilemma: come dovrebbe comportarsi Ronny (Vaughn) dopo aver scoperto che la moglie (Ryder) del suo migliore amico Nick (James), è una fedifraga? Animato da buone intenzioni ma con pessima risolutezza, Ronny, cercherà di rattoppare il problema nei modi più improbabili con esiti alquanto disastrosi, innescando appunto la giostra di equivoci che caratterizza la commedia brillante. Man mano che il film avanza, emerge l’enorme immaturità di Ronny, il suo essere tardivo nelle scelte cruciali; dai tentennamenti nel chiedere la mano della sua ragazza (Connelly) fino ai continui rinvii della confessione che deve fare all’amico. A partire dalla presenza significativa di icone femminili come Jennifer Connelly e Winona Ryder (qui piuttosto in forma), Il dilemma si presenta come una scheggia di cinema proveniente dagli anni ’80; commedia nevrotica e logorroica, distante dalle iperboli di una certa deriva demenziale che negli ultimi tempi ha mostrato la corda in più di un’occasione (fratelli Farrelly in testa). Paradossalmente una ventata di aria fresca, sia per Howard (ultima commedia Ed TV – 1999), sia per il genere. Partendo da una cornice che sembra un ibrido fra buddy movie e commedia – amara- coniugale, il regista esamina le impostazioni valoriali dei suoi personaggi una volta che questi vengono messi alla prova dalle sfide che la vita propone. Nel momento in cui accade l’inaspettato saltano le certezze, ci si scopre diversi e opposti da come ci si immaginava. Si insegue la sincerità contraddittoriamente attraverso una serie di bugie, incapaci di avere la benché minima fiducia negli altri. Più volte tacciato di essere un semplice mestierante, Ron Howard è uno di quelli che almeno riescono a garantire spesso e volentieri risultati dignitosi come appunto quest’ultimo film, che oltre alla grande prova attoriale, vanta un gran senso dei tempi comici, ed un soggetto non banale. Menzione speciale per le citazioni cinefile – davvero esilaranti – come lo scambio di battute su Gola Profonda e la parodia del Kurt Russell di Miracle.