Il film, spiega Munzi presente alla proiezione assieme alla protagonista Sandra Ceccarelli, deriva dalla volontà di leggere il fenomeno dell’immigrazione in maniera antitetica rispetto alla sua opera prima, Saimir (in programma il 30 marzo al cinema Kino Dessè di Livorno sempre nel corso della rassegna) nel quale raccontava la storia di una redenzione. Ne Il resto della notte, redenzione e presa di coscienza sono lontane ed è proprio questo a spiazzare e provocare lo spettatore, mantenendosi distanti dalla retorica e dal buonismo troppo spesso presente nel cinema europeo che si è recentemente accostato al tema dell’immigrazione.
La lettura di A sangue freddo di Truman Capote è stata di ispirazione, racconta il regista, nel descrivere la vita delle vittime parallela a quella dei carnefici, mentre per Sandra Ceccarelli la visione e lo studio di Safe, il film diretto nel 1995 da Todd Haynes e interpretato da Julianne Moore, ha permesso una caratterizzazione più definita del ruolo della donna borghese che, interamente presa dal suo mondo interiore, vive con distacco ciò che la circonda.
Un’opera sincera Il resto della notte, che descrive i rapporti difficili e a volte impossibili fra due mondi che si incontrano veramente solo nel drammatico epilogo finale.
Da registrare una nota dolente tra le risposte alle domande poste dal curatore della rassegna, Gabriele Rizza, ai due protagonisti presenti in sala: mentre Francesco Munzi parla di una fase di scrittura del suo prossimo film, alla domanda sui suoi progetti futuri, Sandra Ceccarelli, raffinata interprete di pellicole di molti dei più noti e apprezzati registi italiani (Giuseppe Piccioni, Cristina Comencini, Ermanno Olmi), dichiara di vivere un momento di attesa professionale nel quale non ha progetti a breve termine. Un peccato che nel cinema italiano attuale manchi un ruolo per un’attrice di così grande bravura e umanità.