L’Indagine è parte di una trilogia ideale, progettata e scritta da Petri e Pirro, con La Classe Operaia Va In Paradiso e La Proprietà Non E’ Più Un Furto (con Tognazzi ed un Flavio Bucci in stato di grazia) che segnerà, con le parole di Proudhon, la fine del rapporto tra i due autori. Trilogia dalle variabili mobili che vede accostarsi ad essa anche A Ciascuno Il Suo del ’67 (che adattando il romanzo di Leonardo Sciascia già introduceva la tematica kafkiana dell’uomo qualunque stritolato dalle maglie di un sistema cieco e corrotto, qui la Sicilia dei potentati mafiosi) e Documenti Su Pinelli (“ricostruzione scenica” in forma di documentario, parte di un dittico realizzato con Nelo Risi (regista/poeta, fratello di Dino, autore dal percorso cinematografico molto particolare che andrebbe riscoperto) in cui vengono esaminate, da “un gruppo di lavoratori dello spettacolo” le incongruenze riguardo la morte del ferroviere anarchico, notoriamente precipitato da una finestra della questura di Milano durante un accertamento, in seguito alla suddetta strage di Piazza Fontana). Pellicole che riflettono una forte componente ideologica ma non allineata alle direttive del PCI, al quale Petri aveva aderito in gioventù e che aveva abbandonato dopo la repressione ungherese del ’56, dimostrando una coerenza intellettuale come pochi a quei tempi ed un’assoluta, consapevole, adesione ai principi marxiani. In seguito si disse “non comunista” ma, viste le origini operaie della propria famiglia, “istintivamente” dalla parte dei lavoratori. Pirro, da parte sua, nella sua lunghissima carriera da sceneggiatore, più e più volte diede spazio alle proprie pulsioni civili: da Achtung Banditi di Lizzani, al dimenticato, atipico, splendido, Le Soldatesse di Zurlini; sino al Metello di Bolognini, Il giorno Della Civetta di Damiani o ad Ogro di Pontecorvo.
Ciò che è immediatamente manifesto, anche e soprattutto oggi, è la capacità dei due autori, di raccontare la storia ad essi contemporanea, attraverso l’esperienza del singolo; allargando, poi, poco alla volta, lo sguardo sullo sfondo storico, facendo sì che quest’ultimo diventi complementare all’azione narrativa, al punto da divenirne motore primario. Niente di più distante dai didascalismi dell’attuale, sedicente, cinema d’impegno dei vari Marco Tullio Giordana o Daniele Vicari o dell’ultimo Martone, che si direbbero più che post ideologici (termine abusato e colpevolmente sovrastimato, come dice lo stesso Bellocchio), antipolitici; incapaci cioè (e dispiace dirlo, soprattutto per lavori, comunque, necessari come Diaz) di scalfire la storia, di formulare teorie, d’imporre una visione, fosse essa anche scomoda, spiacevole o controversa (meglio ha fatto Sollima con un ACAB imprendibile, oltre al solito Garrone ogni volta che sta dietro la macchina). Opere nate in seno ad un ambiente genericamente “di sinistra”, “moderato”, “democratico”, “politicamente corretto”, lontano anni luce da Gramsci e Bordiga (figurarsi da Cafiero e Malatesta), che intorpidisce nell’indolente smarrimento delle proprie istanze originarie e che non possiede più, quindi, la forza delle idee, necessaria ad una netta dichiarazione d’intenti. Un’assenza di posizioni, che rende impossibile anche un’analisi consapevole della realtà (anche pronta ad essere ridiscussa) da un ben preciso punto d’osservazione. Cioè: ciò che al cinema ha reso immortali le opere migliori dei succitati, Lizzani, Pontecorvo, Damiani ma, ovviamente, anche Rosi, Montaldo, Vancini… Rischiando così di lasciare che questa prerogativa rimanga appannaggio dello schierato, temibile, regista leghista, Martinelli ed i suoi pastrocchi antistorici (lo stesso Pirro, purtroppo, è finito nelle sue grinfie, sceneggiando il pessimo Vajont).
Indagine Su Un Cittadino A Di Sopra Di Ogni Sospetto fu vincitore di una pletora di premi, tra cui il Premio speciale della giuria al Festival di Cannes nel 1970 e dell’ Oscar come miglior film straniero nello stesso anno (quanto i membri dell’Academy furono consapevoli di consegnare l’ambita statuetta ad un rivoluzionario, spinosissimo, critico, trattato anarcoide sul sistema sociale democratico occidentale, rimane un mistero…).
Riproiettato pochi giorni fa sul grande schermo in una versione restaurata ad opera della Cineteca di Bologna in collaborazione con Sony Columbia, e previsto il 7 maggio prossimo in versione Blu-Ray con una serie di extra aggiuntivi, Indagine Su Un Cittadino A Di Sopra Di Ogni Sospetto rivisto a ben quarantatre anni dalla sua uscita, riosservato attraverso una lente storica o col più prosaico, proverbiale, senno di poi, si conferma un’opera di sconvolgente attualità e di potenza incommensurabile (che necessiterebbe di approfondimenti ben più estesi di questo). Malgrado, alle folle che ne hanno decretato l’enorme, inaspettato, successo di pubblico a suo tempo, si sia sostituito l’esiguo gruppuscolo di cinefili, col quale si è trovato a condividere la visione il sottoscritto.