Presentato in anteprima toscana in una serata che ha coinvolto in una doppia proiezione l’Istituto Stensen e il Glue, il docu-trip Italy: Love It, or Leave It diretto da Gustav Hofer e Luca Ragazzi già autori di Improvvisamente l’inverno scorso, presentato alla sua uscita proprio allo Stensen all’interno della rassegna Italiani brava gente.
«Ci spremono come limoni» scherza Luca alludendo alla doppia proiezione e aggiunge: «in realtà sia io che Gustav teniamo molto a serate come questa. Questo film nasce dalla costola di Improvvisamente l’inverno scorso, e questa volta siamo stati nella condizione di realizzare un’opera molto più professionale, potendo contare su finanziamenti maggiori.»
Italy: Love It, or Leave It, che ha ricevuto il premio di pubblico e critica all’ultimo Milano Film Fest, prende a pretesto l’ipotesi di abbandonare l’Italia per una riflessione a tutto tondo sulle contraddizioni del paese. Luca, romano de Roma è l’anima sentimentale della coppia: amante delle tradizioni, del buon cibo, del caffè fatto con la moka e grande fan di Sophia Loren vorrebbe convincere il suo compagno Gustav, altoatesino di madrelingua tedesca schietto e pragmatico, a non abbandonare l’amata Roma per una nuova vita a Berlino (anche se è vero che gli affitti sono tre volte più bassi che nella Capitale…). I 2 partono così per un viaggio a bordo di una vecchia 500 rossa per scoprire da cosa scapperebbero, ma anche cosa potrebbero perdere. Dal Piemonte, per incontrare una giovane madre operaia in Fiat che desidera continuare a lavorare con dignità, al lago di Como per lasciare sulla cassetta della posta di George Clooney, testimonial della Nespresso, una moka Bialetti che ormai si fabbrica in Romania. Dal dramma dello sfruttamento degli immigrati a Rosarno in Calabria, alla Milano dell’iniziativa “In mutande ma vivi” a sostegno di Berlusconi.
Dalla Puglia politically correct di Nichi Vendola all’Emilia Romagna col fascino del mare d’inverno di Rimini ma anche con la grottesca nostalgia dei pellegrinaggi a Predappio. Luca sta cominciando a perdere la speranza di convincere Gustav a restare, ma l’Italia in fondo è bellissima, affascinante e piena di contraddizioni, forse ha ancora da offrire qualcosa come l’opportunità di mettersi in discussione e cambiare le cose come i tanti piccoli eroi che i due ragazzi incontrano nel loro peregrinare. Decisive forse le parole di Andrea Camilleri dalla Sicilia che definisce l’abbandono volontario dell’Italia in questo momento delicato una diserzione, esortando a restare per proteggere l’Italia proprio da quelle da cui si sta scappando.
Alla proiezione del docu-trip è seguito un appassionante momento di confronto con i due autori che hanno raccontato la genesi del progetto:
«È stata soprattutto l’esperienza fatta durante la promozione di Improvvisamente l’inverno scorso che ci ha fatto girare per tutta l’Italia a farcela conoscere davvero bene. Volevamo raccontare qualcosa di diverso evitando di insistere eccessivamente sull’argomento Berlusconi per esempio, sul quale è già stato detto tutto e anche di più, da qui la nostra scelta di mostrarlo pochissimo, e solo in foto. Purtroppo le realtà sono molte e complesse, come molti sono i motivi per i quali i giovani decidono di lasciare l’Italia, e abbiamo cercato di riassumerli nelle lettere lette all’inizio del film dei nostri amici italiani che hanno scelto di vivere all’estero.
Siamo stati particolarmente contenti di poter mostrare che ci sono tanti eroi, dei singoli che hanno deciso di smettere di lamentarsi e si sono dati da fare, come il gruppo di giovani che in Sicilia ha organizzato il Festival dell’Incompiuti Siciliano, Carla Girasole sindaco di Caporizzuto che fra molti ostacoli ha iniziato un percorso di rinnovamento e naturalmente tutti gli altri che devono ispirare gli spettatori con il loro esempio.
Gustav: «Il dilemma che fa da filo conduttore al film noi ce la siamo posti davvero, e cioè se restare in Italia fosse la scelta giusta. Visto in questo senso Italy: Love It, or Leave It è un atto politico.»
«Un atto politico ma anche un atto d’amore» precisa Luca, «Anche se può sembrare strano, in questo modo celebriamo le contraddizioni dell’Italia con le sue immense bellezze che convivono con realtà mostruose, come abbiamo cercato di mostrare andando in Sicilia a Giarre, la capitale dell’abuso edilizio. L’Italia è una nazione un po’ schizofrenica e bipolare.»
Sul taglio dato al film ha continuato Luca: «Il nostro documentario è stato girato grazie a dei contributi che vengono dall’estero, dai finanziamenti del programma Documentary Campus al quale abbiamo partecipato. Abbiamo voluto dare a Italy Love It, or Leave It un taglio che piacesse anche fuori dall’Italia, lavorando quindi su un linguaggio il più possibile universale, che venisse capito da tutti, un esempio: non abbiamo mai usato l’espressione “olgettine” riferendoci alle ragazze che frequentavano le feste di Berlusconi, perché è un triste neologismo che è conosciuto solo da noi italiani.
Stiamo girando il mondo presentando il nostro lavoro e da Zurigo a Cape Town riscontriamo ovunque grande interesse e curiosità per le vicende che coinvolgono il nostro paese e per quello che raccontiamo nel film. Purtroppo però ti accorgi che talvolta l’Italia all’estero rimane sempre un po’ vittima del solito pregiudizio: l’immagine di un passato glorioso o quella più recente e grottesca del governo Berlusconi»
Gustav:«Io stesso che sono altoatesino e con una formazione prevalentemente mitteleuropea avendo studiato a Vienna, talvolta confrontandomi con Luca su alcuni argomenti ho delle difficoltà perché abbiamo indubbiamente un background diverso. Da dove vengo io per certi versi è come se vivessimo in un mondo a se stante, quando ci sono i mondiali ci si divide ancora tra chi tifa Italia e chi tifa Germania, anche se ai più giovani la cultura italiana piace sempre di più.»
A chi parlando del film sfugge la parola patriottico i due autori rispondono: «Perché no! Certamente! Forse “patriottismo” è una parola che va riscoperta e non solo rispolverata quando la Nazionale di calcio gioca il Mondiale. Probabilmente a noi giovani manca un’educazione al patriottismo che altrove è molto più sentito. Essere orgogliosi dell’Italia, in questo momento specialmente è difficile, ma bello.»