lunedì, Novembre 18, 2024

La morte ha sorriso all’assassino di Aristide Massaccesi

Sintetizzare la trama di La morte ha sorriso all’assassino è cosa ardua, non avendo questi uno sviluppo lineare ma presentandosi, più che altro, come frammentario insieme di situazioni episodiche, spesso scollegate tra loro. I coniugi Von Ravensbrück ospitano presso la loro villa la giovane Greta, scampata ad un incidente in carrozza. Ne scaturirà un ménage à trois dalle conseguenze nefaste e dagli sviluppi arcani: visioni, apparizioni, inspiegabili omicidi e morti che resuscitano (chi zombificato, chi in forma d’ineffabile spettro).

Dopo anni spesi come direttore della fotografia ed assistente alla regia e dopo aver diretto alcune pellicole non accreditato, Joe D’Amato gira con La morte ha sorriso all’assassino una pellicola che ha almeno tre primati: è il suo primo film ufficiale; è il suo primo horror; ma, soprattutto, è l’unico della sua sterminata filmografia, ad essere firmato col suo vero nome: Aristide Massaccesi. Ciò dà la misura della considerazione che il regista romano nutriva per il progetto, sin dalle sue prime battute.

Come ebbe modo di fare più volte durante la sua carriera, cura quasi ogni aspetto del film: oltre alla regia, la fotografia, la produzione, soggetto e sceneggiatura. Reinterpreta grossomodo il Carmilla di Le Fanu, cucendo insieme altri elementi tratti della narrativa gotica classica: da Poe (La maschera della morte rossa, Il barile d’amontillado, Il gatto nero) a Shelley (Frankenstein), filtrandoli attraverso lo sguardo del cinema gotico tricolore del decennio subito precedente (Bava, Margheriti, Freda).

Rielabora certi topoi del genere gotico e li frammenta, sottendendoli ad una sottotrama gialla dai risvolti pseudo esoterici ed un erotismo latente che si palesa soltanto in un paio di, invero piuttosto castigate, occasioni. Il D’amato lubrico qui, infatti, è assolutamente contenuto, seppure il suo sguardo non lesini certo morbosità.

Purtroppo, però, le molte direzioni che si prefigge di seguire, sviliscono la trama che, in molte occasioni, appare confusa ed incerta, se non del tutto incoerente (il titolo poi sarebbe inspiegabile se non contestualizzato nell’ambito del genere di quegli anni). Così come la messa in scena, poveristica e sporca, precorrente già derive porno. E’ retorico ma, pur operando indubbiamente con grande creatività artigianale sul piano della forma, la tragica mancanza di mezzi produttivi grava persino su sequenze tendenzialmente riuscite (il cimitero, la fuga per le scale), sacrificando in ugual modo le apparizioni di Greta che sarebbero potute essere molto più efficaci di quanto non siano già. Per non dire, poi, degli effetti speciali davvero molto dozzinali. Gli attori non fanno un lavoro migliore. Klaus Kinski, accreditato come coprotagonista solo per ragioni commerciali apparendo, infatti, non più di cinque minuti, è svogliatissimo; Ewa Aulin è divertita e solo poco più convincente; Giacomo Rossi Stuart, invece, è ai minimi storici. A contorno, una serie di facciacce tipiche del cinema bis Massaccesiano. Indubbiamente, però, la pellicola ha un suo fascino surreale ed onirico, forse involontario, forse guadagnato in visione retrospettiva, quasi proprio per la sua caoticità. Per non dire che la regia di D’Amato/Massaccesi mostra già le sue peculiarità migliori: la fotografia luminosa, l’abile lavoro sulla macchina a mano, il saper comunque confezionare un prodotto finito con budget ridottissimi e, a livello di scrittura, gli esperimenti di  commistione infragenerica.

Certo, questo non è il suo film più riuscito (in ambito horror indubbiamente è Buio Omega; in assoluto probabilmente lo è Giubbe rosse), ma il recupero della Cinekult era, comunque, necessario per gli appassionati. Come sempre nella collana Cinekult della Cecchi Gori Home Video, il DVD non ha pecche: il film viene riproposto in versione integrale, con immagine brillante (anche troppo) ed audio in dolby pulito e chiaro. Buoni gli extra con trailer del film, documentario con interviste (a Franco Gaudenzi, John Atkins e lo stesso D’Amato) e intero dossier scaricabile dedicato al regista curato dalla rivista Nocturno.

Alessio Bosco
Alessio Bosco
Alessio Bosco - Suona, studia storia dell'arte, scrive di musica e cinema.

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