Michel (Jean Pierre Darroussin) lavora in fabbrica e a 50 anni, insieme ad altri colleghi, perde il suo posto di lavoro. Dotato di forza interiore, saggezza e profondi valori che condivide con l’amata moglie Marie Claire (Ariane Ascaride) cerca comunque di andare avanti dando una mano in casa e occupandosi dei nipotini. Durante una partita a carte una tranquilla serata in famiglia, 2 uomini fanno irruzione nella sua casa derubandolo di denaro contante, delle carte di credito e dei biglietti per un viaggio in Tanzania, regalo degli amici e dei figli per l’anniversario di matrimonio. Presto Michel scopre che l’autore del furto è un suo giovane collega rimasto anch’egli senza lavoro e con una difficile situazione familiare. L’evento colpisce profondamente la coppia che si trova a inaspettatamente a fare i conti con le proprie convinzioni di esseri umani e di lavoratori, costringendoli ad aprire gli occhi su una realtà molto più desolante di quanto potessero immaginare Ispirato in egual misura dal componimento di Victor Hugo “Les Pauvres gens” (La povera gente) e dal Discorso ai giovani di Albì di Jean Jaurés, Le nevi del Kilimangiaro è un film che riporta la tematica politica e sociale al centro del cinema di Robert Guédiguian, dopo l’esperienza del thriller (Lady Jane) e del genere storico (L’armée du Crime). Guédiguian ambienta il suo film a Marsiglia a l’Estaque quartiere nel quale è cresciuto. Raccontando una storia che ripropone il finale del poema di Hugo in chiave moderna e che diventa una parabola sul coraggio di andare avanti insieme nei momenti più difficili, il regista fa il punto in modo semplice e lucido sulla vita e i drammi della classe operaia francese da sempre tema a lui caro.
Robert Guédiguian con la moglie Ariane Ascaride, che nel film interpreta il ruolo di Marie Claire, hanno presentato in anteprima Le nevi del Kilimangiaro al cinema Portico di Firenze animando una conversazione col pubblico finita la proiezione. Sul titolo del film, che in origine doveva essere proprio Les pauvre gens come il componimento di Hugo, Guédiguian ha precisato: «Il titolo Le nevi del Kilimangiaro l’ho preso dalla canzone di Pascal Danel, che sentiamo anche nel film. È una canzone della mia epoca alla quale sono molto legato, come alla musica popolare in generale. Quando frequentavo il liceo mia madre mi regalò i biglietti proprio per un concerto di Danel, quindi è un ricordo davvero importante. Inoltre le nevi del Kilimangiaro rappresentano una utopia, qualcosa di impossibile da raggiungere.»
Sul sodalizio professionale fra marito e moglie che va avanti dal 1980 risponde Ariane Ascaride: «Anzitutto devo dire che siamo davvero felici di essere a Firenze a presentare questo film. Ci eravamo venuti 30 anni fa con una moto, e oggi ci siamo ritornati con un film! Non è difficile lavorare con Robert perchè quando giriamo siamo un regista e un’attrice, non un marito e una moglie. Mio marito ha una grande fiducia negli attori, e mentre ci dirige è il nostro primo spettatore; lui ritiene gli attori anche degli autori nel momento in cui lavorano ad un film, motivo per cui lascia grande spazio alle nostre proposte sul set e le valuta con attenzione.»
A proposito del suo rapporto con la letteratura di Victor Hugo Guédiguian ha spiegato: «Ho sempre amato i libri di Hugo, credo che I Miserabili sia il primo libro serio che abbia letto in vita mia. Lui ha dato al popolo dignità e gloria, i soli titoli delle sue opere sono dei veri e propri proclami. È un autore che mi ha sempre influenzato ed ispirato.»
«Questa è la storia di una coppia che ha vissuto insieme per tanti anni e non è una cosa facile, occorre volontà, resistenza e il continuare a camminare insieme. I protagonisti del film credono in certi valori ma l’aggressione che subiscono mette tutto in discussione e al tempo stesso dona loro l’opportunità di essere davvero coerenti.» racconta Ariane Ascaride riflettendo sul coraggio, argomento del discorso di Jaurés e tema centrale del film insieme a quello della classe operaia sulla quale interviene Guédiguian: «Ritengo che la classe operaia non sia più la stessa, ma ovviamente è lontanissima dalla povera gente di cui parla Victor Hugo. In Francia la classe operaia ha perso significato e uniformità ma al tempo stesso è sempre più numerosa. C’è inoltre la convinzione, a mio parere errata, che sia divisa in fazioni. Nel film con la riconciliazione finale lancio un messaggio che deve servire a fabbricare coesione.»
In un’ultima riflessione su alcune delle scelte stilistiche operate nel film il regista ha spiegato: «Ho scelto di girare in pellicola per avere un effetto più luminoso rispetto al digitale, volevo che l’illuminazione veicolasse il messaggio di coraggio. Abbiamo girato in Super16 che è una pellicola dalla grana molto leggera. Credo che l’intensa luminosità, fino dalla prima scena, serva a capire che, malgrado tutto, ci sarà un lieto fine.»
Il film, distribuito da Sacher sarà nelle sale da venerdì 2 dicembre.